Il Corriere della Sera di oggi, sia in versione cartacea sia
sul sito, propone un’intervista realizzata da Michele Farina a Alison Deighton,
una donna imprenditore immobiliare inglese, che era interessata a effettuare
un secondo importante investimento in Italia. Ecco il collegamento: http://www.corriere.it/cronache/14_settembre_12/super-manager-fuga-puglia-investirei-70-milioni-ma-non-si-puo-176fa44e-3a3e-11e4-8035-a6258e36319b.shtml#.
Buona stampa. Sempre che la signora dica la verità… Scherzo ovviamente, non ho il minimo
dubbio che la signora Deighton dica il vero e che qualche stupido burocrate (o
più d’uno, probabilmente) abbia pensato bene di tergiversare sino al punto di
mandare all’aria il suo progetto imprenditoriale. Non verremo mai a capo di
nulla finché si ripetono vicende simili (e si ripetono, certo che si
ripetono!). E c’è un’unica strada per modificare le cose: si deve cambiare
radicalmente la filosofia fondamentale del nostro ordinamento giuridico. Si
deve cancellare una volta per tutte il principio che tante attività dei cittadini e delle imprese
debbano essere autorizzate da uno o più uffici pubblici. Finché questo
principio varrà, il nostro paese sarà condannato perché in questo principio si
annida il germe della corruzione e dell’inefficienza, dell’arbitrio e
dell’irresponsabilità, delle estenuanti lentezze e delle decisioni autolesionistiche.
E anche della spropositata dimensione della pubblica amministrazione, centrale e
periferica, con le ovvie conseguenze in termini di spesa. Potrei continuare, ma
mi fermo qui. Credo di aver già detto abbastanza.
Quando poi si pensa che, mentre la signora Deighton non ha
potuto portare avanti il suo progetto perché stanca di confrontarsi con un muro di gomma, in giro per la penisola si svolgono
innumerevoli attività abusive o, addirittura, illegali senza che nessuno faccia
nulla…
Che l’attuale Presidente del Consiglio e i suoi
collaboratori possano modificare questo stato di cose mi sembra assai
improbabile. Direi, anzi, impossibile. Ho tenuto in sospeso a lungo il giudizio
su Matteo Renzi. Si parva licet componere
magnis, mi sono adeguato a quanto hanno fatto la maggior parte dei
commentatori politici: per qualche mese sono rimasto a guardare, in attesa
fiduciosa di vedere qualche segno concreto di autentico cambiamento. Non ne ho
visti.
Renzi, purtroppo, marca una continuità sconcertante con il
tizio decrepito: Berlusconi sottoscriveva contratti che valevano meno della
carta su cui erano scritti, Renzi ogni secondo minuto annuncia su Twitter che
farà questo e farà quello, ma a tutt’oggi, la sola misura rilevante adottata è quella dei
famosi 80 euro di minor prelievo sulle buste paga più basse, una misura che è stata
più che compensata da incrementi delle imposte (non tutti, per la verità, decisi dal suo governo).
E siccome non posso pretendere che crediate a me, vi
suggerisco di leggere l’intervista al Presidente del Consiglio pubblicata dal
Sole 24 Ore qualche giorno fa: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-09-03/renzi-subito-tagli-20-miliardi-e-bonus-non-torno-indietro-063516.shtml?uuid=ABjklspB.
Buona stampa. Roberto Napoletano, il mio (ottimo) omonimo
direttore del quotidiano ci prova a condurre la conversazione sul piano del
realismo, ma è tutto inutile.
Quel che lascia l’amaro in bocca è che gli italiani, pur
consapevoli del fatto che Renzi sta facendo poco o nulla per portare il paese
fuori dalle secche in cui sta arenato da quel dì, continuano ad apprezzarlo. I
sondaggi dicono che piace: non fa nulla o quasi, ma può contare ancora sul
sostegno della larga maggioranza degli italiani. Nella quale, sia chiaro, io
non voglio essere annoverato.
Quella capacità di cambiamento che Renzi va cercando di
accreditare viene smentita, tra i tanti, da due fatti, tra loro,
plausibilmente, collegati. Il primo è l’imminente abbandono, da parte di Carlo
Cottarelli, del ruolo di Commissario alla Revisione della spesa (Spending review per quelli che non
sopravvivono senza ricorrere, senza ragione, all’inglese). Il secondo il rinvio sine die
di ogni misura volta a costringere gli enti locali a chiudere una parte delle
innumerevoli società partecipate, così come, tra le altre cose, suggeriva di
fare Cottarelli.
E mentre, passo dopo passo, Renzi non ci porta da nessuna
parte dove valga la pena di andare, alcuni eminenti (si fa assolutamente per
dire) esponenti della classe dirigente italiana discutono di argomenti cruciali.
Penso a Rosy Bindi che si concentra sul ruolo della bellezza
delle sue colleghe ministre, dando vita a un dialogo a distanza di eccelso
livello. O a Diego Della Valle che
contesta a Marchionne la decisione di sostituire Montezemolo alla guida della
Ferrari. Il futuro del paese sarà radicalmente modificato dal dibattito su
questi temi fondamentali? Mah…
Buona notte e buona fortuna.
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