domenica 19 giugno 2016

Cane che non abbaia e che non morde

Inizio ancora occupandomi delle vicende delle banche venete in profonda crisi, in particolare di Veneto Banca.
Ieri i quotidiani riportavano una notizia assai grave, dalle implicazioni difficili da valutare interamente. Una notizia che dimostra come, purtroppo, nel nostro paese si trattino vicende complesse, come quelle relative alla solidità del sistema bancario, con deplorevole leggerezza.
Cronaca. A tre giorni lavorativi dalla chiusura (22 giugno) dell’operazione di aumento di capitale di Veneto Banca, questo risulta sottoscritto solo per lo 0,3% dell’importo complessivo di 1 miliardo.
Come sottolinea anche l’articolo di Luca Davi sul 24 Ore, a tutt’oggi non si è vista traccia delle massicce sottoscrizioni preannunciate dal presidente presidente dell’associazione Per Veneto Banca, Bruno Zago, che, per chi non lo ricordasse, aveva parlato di persone pronte a sottoscrivere oltre 500 milioni, fors’anche 600, così da acquisire la maggioranza della banca (il cui valore oggi è sostanzialmente nullo).
Spero non stiano aspettando l’ultimo giorno nella speranza di ottenere uno sconto o per ritardare il saldo degli importi sottoscritti. Non ci sono sconti in operazioni come queste e le scadenze sono eguali per tutti, in particolare quella del versamento del controvalore delle azioni sottoscritte, salvo che per eventuali salvatori (come sarà, con ogni probabilità, il Fondo Atlante).
Secondo cronache odierne, Zago ha sostenuto che i giornalisti lo avrebbero frainteso. Forse sarebbe stato opportuno, e più corretto, che lo avesse detto un po’ prima, anziché lasciare trascorrere giorni e giorni prima di sgomberare il campo da quello che, oggi, asserisce essere un equivoco…
Questa, purtroppo, è una vicenda che riporta ancora in primo piano sia l’immaturità e l’impreparazione del nostro paese in materia finanziaria e bancaria a livello individuale sia, e ovviamente è assai più grave, la poca severità e la scarsa tempestività dell’azione a livello istituzionale.
Scrivevo ieri su Facebook, commentando le parole della giornalista economica veneta Eleonora Vallin (https://www.facebook.com/eleonoravalliln/posts/1708430049408378), che sarebbe ora che cadessero un po’ di teste e che dal Veneto a Roma le responsabilità nel dissesto di Popolare di Vicenza e di Veneto Banca sono tante, troppe.
A riguardo vi suggerisco la lettura di Banche: possiamo ancora fidarci?, libro scritto in modo chiaro e semplice da Federico Rampini, giornalista de La Repubblica (Mondadori 2016). Non è un manuale scientifico, ma tratta gli argomenti con profondità. Il settimo capitolo si intitola Il curioso incidente del cane che non abbaiò (titolo suggerito da un racconto di Conan Doyle) e analizza le responsabilità della Banca d’Italia nelle crisi bancarie esplose negli ultimi anni. Rampini ripercorre in estrema sintesi la storia della nostra banca centrale nel dopoguerra, sottolineandone l’autorevolezza nei primi decenni, cui ha fatto seguito un certo rilassamento. 
Una citazione mi sembra particolarmente incisiva: “Il peso di tutta questa storia passata ha creato attorno alla Banca d’Italia un’aureola di santità repubblicana, più che comprensibile. E’ pericoloso, però, se il rispetto per i meriti acquisiti si trasforma in immunità dalle critiche. Lo si è visto di recente, quando i risparmiatori hanno avuto tante ragioni per chiedersi perché il cane non abbia abbaiato”.
Stiamo pagando un prezzo altissimo per il modo inadeguato con cui la situazione del sistema bancario italiano è stata affrontata dai governi e dalle autorità di vigilanza, anche nei rapporti con le istituzioni e con gli altri stati europei. E possiamo solo sperare di aver già visto il peggio.
Passo ad altro, ma rapidamente. Vi segnalo le due pagine che il Corriere della Sera dedica oggi a una (pseudo) intervista a Donald Trump di Alan Friedman: http://www.corriere.it/esteri/16_giugno_19/trump-pronto-invitare-putin-b14d45f6-358e-11e6-8ef0-3c2327086418.shtml.
Mala stampa. Friedman mi sembra aver trascorso troppo tempo in Italia, tanto da dimenticare come fa il suo lavoro un giornalista anglosassone…
Contro i nemici della cultura e della musica, due brevi ascolti di Max Richter, compositore inglese contemporaneo (https://en.wikipedia.org/wiki/Max_Richter).
Il primo, se finalmente il clima si metterà al bello, è adatto alla stagione e si intitola The Tree, The Beach, The Sea.


Il secondo pezzo è Horizon Variations.


Nessun commento:

Posta un commento