La Stampa è un ottimo quotidiano, senz’altro in grado di
tenere (un po’) alto l’onore del giornalismo italiano a confronto di quello di
altri paesi. Ieri, tuttavia, ha pubblicato un articolo (segnalazione di uno
di voi tre, cui va il mio grazie) che è un monumento al pressapochismo: http://www.lastampa.it/2014/11/29/economia/crea-pi-fiducia-tra-la-gente-gli-stati-riportano-a-casa-loro-3MejLw9tXpiKe287lTIEnN/pagina.html.
Mala stampa. Che si trovino a Londra, New York, Mosca o
Johannesburg, purché custodite in condizioni di sicurezza analoghe (e
generalmente lo sono e sono buone e, in ogni caso, le banche centrali dei
maggiori paesi scelgono oculatamente dove tenere i propri lingotti), le riserve
auree detenute dalle banche centrali di qualsiasi paese svolgono la propria
funzione in maniera ottimale. Non è che se le spostano di qua o di là aumentano
il loro valore o garantiscono meglio la solidità dell’economia nazionale. Se
poi le spostano per preoccupazioni “dettate
dalla diffidenza verso i caveau internazionali dopo alcune denunce su lingotti
d’oro «taroccati» con barre di tungsteno”, mi chiedo di che cosa stiamo
parlando. Luca Fornovo sostiene forse che la Federal Reserve di New York
(custode di grosse partite di oro appartenenti a banche centrali, a governi e a
enti di tutto il mondo: http://www.newyorkfed.org/aboutthefed/goldvault.html)
o un'altra istituzione simile si sia messo in tasca qualche lingotto d’oro puro
sostituendolo con una patacca?
Andiamo… Ci sono tante cose serie di occuparsi e ci perdiamo
in simili sciocchezze? Un articolo costruito sul nulla e, mi pare, conoscendo
poco la materia. Dopo di che possiamo anche lamentarci dell’ignoranza degli
italiani riguardo a economia e finanza…
C’è chi, comunque, fa anche peggio del giornalista de La
Stampa. Il tizio decrepito ha pensato bene di unirsi al coro di Grillo,
Salvini, Fassina e soci per dare, lui pure e a suo modo, qualche forma di
benservito all’euro. Naturalmente, siccome Berlusconi è di quelli che si guardano bene
dall’esagerare, ha prospettato l’idea che l’Italia emetta una nuova moneta, ma
conservi anche l’euro (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-11-29/berlusconi-affianchiamo-all-euro-seconda-moneta-e-avverte-pronti-voto-anche-il-consultellum--134825.shtml).
Cronaca. Quel che si legge di questa proposta è insufficiente a capire bene di che si
tratti, ma che abbia anche un minimo fondamento logico, mi pare si possa
escludere a priori. Quanto alla parità euro-dollaro, ha un’idea di quanto sia
difficile e costosa da realizzare? E si rende conto di quali effetti avrebbe su
un’economia come la nostra, che certo ha senz’altro bisogno di esportare, ma
che importa materie prime pagate in dollari? Siamo di fronte all’ennesima
farneticazione di mediocri politicanti che non sanno far altro che cercare
facile consenso negli italiani, e purtroppo sembrano tanti, ai quali piace non
guardare in faccia la realtà e pensare che i problemi della nostra economia
siano causati esclusivamente da fattori esterni, come se l’aver vissuto per
decenni, grazie a questi politici incapaci, sopra le nostre possibilità non sia
la vera ragione dei mali di cui soffriamo.
Il tizio decrepito non è il solo a rappresentare i problemi
e a prospettare le soluzioni senza alcun rispetto per lo stato delle cose.
Sempre ieri il Corriere della Sera ha deciso, dopo averci
inflitto l’intervista a Rosy Bindi, di andare a porre le domande che voleva lui
anche a Massimo D’Alema. Il quale non ha, ovviamente, perso l’occasione per
cercare di rifilarci la sua visione della nostra storia recente, soprattutto
per quel che riguarda le presunte privatizzazioni e liberalizzazioni a suo dire
realizzate dai governi di centrosinistra.
E, come con la Bindi, anche con D’Alema, il giornalista del
Corriere si è ben guardato dal fare obiezioni e, men che meno, dal contraddirlo
(http://www.corriere.it/politica/14_novembre_29/d-alema-renzi-lasci-terza-via-bisogna-riscoprire-stato-dac59766-77b8-11e4-8006-31d326664f16.shtml).
Mala stampa.
Un buon giornalista non avrebbe dovuto lasciare senza replica
queste parole: “Fu la sinistra al governo
che, sulla base di quella visione, ridusse drasticamente la presenza statale
nell’economia, avviò le grandi privatizzazioni, lanciò le liberalizzazioni poi
continuate nel lavoro di Bersani, riformò le pensioni.” Di che cosa parla
lo Stalinuccio di Gallipoli? Della Telecom lasciata in balia di scalatori
ansiosi soltanto di trarre vantaggi immediati a scapito della capacità
dell’azienda di realizzare le infrastrutture necessarie per il Paese? O delle
Ferrovie dello Stato che, di fatto, controllano ancora la rete e, quindi,
possono porre un freno alle aziende intenzionate a far loro concorrenza? O
allude ai tassisti, che sono passati indenni attraverso il “lavoro di Bersani”
esattamente come tante altre categorie privilegiate?
E quando sostiene che il vecchio centrosinistra ha ridotto
il peso dello Stato, forse lo Stalinuccio di Gallipoli si scorda che proprio
all’epoca del Governo presieduto da Amato le Regioni hanno avuto (con la legge
di riforma costituzionale elaborata proprio dalla commissione bicamerale
presieduta da D’Alema: http://it.wikipedia.org/wiki/Costituzione_della_Repubblica_Italiana#La_riforma_costituzionale_del_2001_confermata_dal_referendum_del_7_ottobre_2001)
il via libera per diventare quei carrozzoni costosi e mal gestiti che sono.
In realtà, gli italiani hanno bisogno di tutto meno che di
una maggiore presenza dello Stato e degli altri enti pubblici. A D’Alema,
invece, come al tizio decrepito e a tutti i politici fa comodo che lo Stato, le
Regioni e tutto il caravanserraglio restino come sono, così da mantenere
intatto un sistema di potere essenziale per i loro interessi di bottega.
Oggi, a D’Alema, risponde Michele Salvati (che è di gran
lunga più bravo di me) con un bel pezzo pubblicato dal Corriere della Sera, ma
non disponibile on line. Non è un problema, eccovi il testo acquisito con lo
scanner.
Buona stampa. E meno male che al Corriere, oltre a
intervistatori piuttosto distratti (si fa per dire), danno spazio a persone
capaci di riflettere e di parlare chiaro come Salvati. Persone che, diversamente dai nostri politici, si rivolgono alle nostre teste e non alle nostre viscere.
Un po' di musica. Un brano di Dexter Gordon, che è uno dei miei (tanti) jazzisti preferiti. Il brano s'intitola Everybody's Somebody's Fool. La formazione che lo accompagna è eccellente: Bob Cranshaw al basso, Barry Harris al piano, Bobby Hutcherson al vibrafono e Billy Higgins alla batteria.
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