Ieri, sul Corriere della Sera, Giovanni Belardelli ha
analizzato, in maniera semplice e rapida, il rapporto tra cittadino e Stato in
Italia. Ovvio, si tratta di un articolo di giornale e non può sviluppare
l’argomento come un saggio di qualche centinaio di pagine, tuttavia il
contenuto mi pare corretto e, come sempre quando si tratta di analisi corrette
delle vicende italiane, non è che venga il buonumore a leggerle: http://archiviostorico.corriere.it/2014/novembre/22/stato_forte_piace_giorni_alterni_co_0_20141122_6400bbba-7213-11e4-8570-267cb425c191.shtml.
Buona stampa.
Con un atteggiamento come il nostro, intendo quello dei
cittadini italiani indicato da Belardelli, la domanda con cui chiudevo il post
di mercoledì scorso appare ancor più giustificata. Il che, ovviamente, non mi rallegra
affatto.
Se l’Italia non fa ben sperare, mi sembra di cogliere
qualche segnale positivo per quel che riguarda la gestione dell’economia
europea e in particolare dell’eurozona. Sia pure a fatica e forse troppo
lentamente, Mario Draghi sta facendo passare la sua linea e la BCE si prepara
a seguire la strada intrapresa
dalle altre banche centrali occidentali, in particolare la FED e la Banca del
Giappone.
Ecco un paio di articoli su questo argomento da Il Sole 24
Ore di ieri. Il primo del corrispondente da Bruxelles Alessandro Merli (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-11-22/draghi-stringe-tempi-qe-081216.shtml?uuid=ABmldvGC&fromSearch),
il secondo dell’economista Marco Onado (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-11-22/il-bazooka-bce-vale-se-serve-ripartire-081114.shtml?uuid=ABxAcvGC&fromSearch).
Buona stampa. Per tutti e due. E un voto positivo anche a
Mario Draghi, sebbene io tema che, a causa dei limiti che la politica
impone ancora alla BCE, parte della moneta che intende iniettare nell’economia
non venga utilizzata così da favorire effettivamente la crescita delle nazioni
europee, in particolare quelle, come l’Italia, che hanno sofferto e soffrono
ancora la recessione in maniera più drammatica. Detto altrimenti, l’enorme
liquidità messa disposizione delle banche, non sempre trova la strada del mondo
della produzione, ma va verso la speculazione finanziaria, che solo raramente
produce effetti benefici sulla collettività, mentre quasi sempre accentua la
distanza tra la fascia più ricca e quella più povera della popolazione.
Non sono certo il primo a dire che, purtroppo, spesso il
denaro è impiegato male. Preciso, e qui forse ho un po’ di originalità, che il
denaro talvolta è impiegato male sia perché non genera ricchezza collettiva sia
perché non favorisce neppure un adeguato rendimento per chi lo investe.
Da qualche giorno uno dei miei tre lettori, uno che queste
cose le conosce molto, ma molto meglio di me, ha deciso di mettere a disposizione di
tutti le sue riflessioni in materia di finanza e di investimenti. Date un’occhiata
al suo blog: http://www.whatsmoneyfor.com/.
Buona stampa. Buon lavoro, Roberto!
Chiudiamo con un brano musicale, come ormai accade quasi
sempre. Ascoltiamo Skylark eseguito da Wynton Marsalis (http://en.wikipedia.org/wiki/Wynton_Marsalis), un grandissimo trombettista, forse un po' troppo perfetto.
E, visto che Skylark è un altro standard tra i più eseguiti, ci concediamo una seconda versione, quella di Dexter Gordon al sassofono insieme al suo quartetto, nel quale, in questo brano, primeggia Barry Harris al piano.
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