Ieri, nell’inserto del Corriere della Sera dedicato
all’economia, c’era un articolo sulla distribuzione dei dividendi da parte delle aziende
in cui lo Stato è socio. Parliamo di società quotate, come Eni e Enel, di
società non quotate, come Poste e Enav, e di un moloch come la Cassa Depositi e
Prestiti, che sta poco per volta trasformandosi in un nuovo IRI (e dubito che ce ne sia bisogno). L’articolo era
firmato da Alessandra Puato e lo potete leggere qui: http://www.corriere.it/economia/finanza_e_risparmio/notizie/aziende-stato-tesoro-cerca-soldi-pronti-4-miliardi-e9cb4ce0-6f04-11e4-a038-d659db30b64c.shtml#.
Buona stampa. L’atteggiamento dello Stato nei confronti di
queste aziende, che, giustamente, Puato associa al verbo “spremere”, è
particolarmente grave perché, soprattutto nei casi di Eni e di Enel, la
pressione esercitata per far affluire alle casse pubbliche quanto più denaro possibile
può comportare gravi conseguenze sulla capacità delle aziende stesse di stare
sul mercato.
Eni ed Enel svolgono attività nelle quali risulta
indispensabile avere risorse per nuovi investimenti e mantenere un buon voto da
parte delle società di rating (sì,
valgono quel che valgono, ma il loro giudizio ha ancora importanza). La
politica di dividendo imposta dal Tesoro, riducendo di molto la quota di utili
non distribuiti, comporta una minore capacità di investimento e/o di riduzione
del debito. Quindi, si privilegia l’uovo oggi a scapito della gallina domani.
Lo stesso vale, in misura diversa, anche per tutte le altre aziende considerate
nell’articolo. E questo dovrebbe farci riflettere attentamente sul modo di
procedere del Governo Renzi. La spregiudicata serie di promesse del Presidente
del Consiglio (ormai quasi superiore a quella del tizio decrepito, uno che non
scherzava su questo fronte!), non sostenuta dalla reale capacità di incidere
effettivamente sui problemi del Paese, sta spingendo a scelte che, ancora una
volta, scaricheranno sulle generazioni future l’inettitudine e la voracità
della classe dirigente alla guida del Paese dagli anni 80.
Quello che, mi dispiace ammetterlo, trovo sorprendente e
deludente è che il Ministro dell’Economia Padoan si appiattisca sulla linea di
Renzi senza far sentire una pur flebile voce di dissenso. Pensavo fosse uomo di
altra caratura, invece si sta dimostrando piuttosto debole, soprattutto perché, nel cancan mediatico del Presidente del
Consiglio, Padoan ha consentito non solo che Cottarelli lasciasse il suo
incarico, ma anche che del suo lavoro si perdesse ogni traccia. Che si chiami
revisione di spesa o spending review,
questo governo non ha nessuna intenzione di farla seriamente. I costi della
politica, a livello centrale e ancor più a livello periferico, servono tuttora
a tenere in vita il sistema di potere dei leader di partito. Renzi blatera
tanto di rottamazione, ma di imporre agli Enti Locali una seria dieta (non
quella dei tagli lineari), basata su standard di spesa ragionevoli e applicati
realmente, non si sogna nemmeno. Così come non si sogna di usare non solo il lanciafiamme, ma neppure un'accetta per sfoltire la foresta della pletora di società possedute da Stato, Regioni e Comuni.
Mi pare di aver detto abbastanza.
Veniamo ad un altro articolo del Corriere, edizione di oggi. Si
tratta dell’editoriale del Vicedirettore Giangiacomo Schiavi dedicato allo
sgombero delle case popolari occupate abusivamente avvenuto a Milano: http://www.corriere.it/cronache/14_novembre_18/periferie-trincea-legalita-66a00916-6f07-11e4-a038-d659db30b64c.shtml.
Stampa così e così. Nel senso che Schiavi scrive cose di buon
senso e rappresenta correttamente la realtà della pessima gestione del vasto patrimonio
immobiliare pubblico, eppure a me rimane un po’ di amaro in bocca… Com’è che
siamo arrivati a questo punto? Non è che anche i giornali si
preoccupano della legalità sempre troppo tardi? Non è che le forze destinate a sanzionare le
infrazioni, dalle più lievi alle più gravi poco importa, abbiano ormai
rinunciato a farsi valere?
Io temo che sia difficile modificare il destino di degrado irreversibile del nostro Paese. Viviamo in un clima di lassismo e di senso d’impunità che
difficilmente si può modificare, salvo rimettere sul serio sulle strade le
forze dell’ordine e non chiacchierarne inutilmente ogni giorno, come fanno
soprattutto certi sindaci, che, appunto, sanno solo parlarne, ma non agiscono
in nessun modo. Per inettitudine certo, ma anche perché non è il caso di
disturbare i membri delle polizie locali, i cui voti, uniti a quelli di
familiari e parenti, possono essere importanti alle elezioni successive. Si chiacchiera, tanto le chiacchiere finiscono sui giornali, mentre i fatti, quelli, possono anche non arrivare mai.
Mi sarebbe piaciuto che Schiavi avesse provato a andare
oltre il temino formalmente corretto che ha scritto. Ho il timore, tuttavia, di
sbagliare ad avere certe aspettative.
Voi, invece, non sbagliate se vi aspettate un pezzo musicale che potrebbe piacervi. Oggi ascoltiamo una formazione abbastanza insolita: piano e chitarra, rispettivamente suonati da Bill Mays e da Ed Bickert. Il brano si intitola Quietly e, tutto sommato, mi sembra una giusta esortazione sullo stato d'animo con cui chiudere questo post, che vi ha senz'altro messo un po' di malumore addosso.
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