Ci sono giorni, oggi è uno di questi, nei quali vorrei svegliarmi in un
paese in cui il rispetto per la propria cultura, la propria storia e il proprio
futuro non fosse ormai quasi completamente dissolto.
La conferma, da parte della Cassazione, della condanna per frode fiscale
inflitta al tizio decrepito ha, prevedibilmente, ma non comprensibilmente,
scatenato reazioni a dir poco scomposte, desolante conferma di come la classe
politica italiana sia incapace di misurarsi con la realtà dei problemi e si
dedichi (e su questi si combatta aspramente) a temi che nulla importano agli
italiani e nulla hanno a che vedere con i loro bisogni e le loro aspirazioni.
Che poi, in questo frangente, emergano con particolare gravità le
implicazioni della natura del partito del tizio decrepito non stupisce.
E sui giornali si torna a parlare di un “cerchio magico”, alludendo
all’entourage del padrone del Pdl, a quel nucleo di personaggi che vivono per
compiacerlo. E, non credo di essere il solo, a leggere di questo cerchio
magico, torno a pensare al primo di cui si è occupata la stampa e mi verrebbe
da mettere le mani nei capelli (ah, se li avessi…) pensando a come si formano
questi gruppi di fedeli servitori, selezionati in base non già alle capacità,
ma alla totale e cieca devozione, ricompensata con l’indifferenza anche per la
disinvoltura morale di molti tra loro.
Nelle note affidate alle agenzie e nelle confidenze ai quotidiani si
sprecano le difese del capo, in una sorta di ridicola gara a chi la spara più
grossa per attirare l’attenzione su di sé e per conquistare qualche briciola di
apprezzamento da parte del tizio decrepito.
A riguardo, ammetto di essere sollevato nel vedere che Bondi, finalmente,
ha parlato e l’ha fatto come gli compete, ossia con saggezza, senso critico,
prudenza, rispetto per le istituzioni, virtù che gli sono ampiamente
riconosciute, non diversamente dall’eccellenza nel poetare e nell’amministrare
i beni culturali italiani.
Naturalmente si scherza: Bondi è una figura così patetica nel suo ardore
servile da stimolare soltanto umana pietà. Certo, in un paese nel quale la
classe politica si forma diversamente da come accade in Italia, per uno come
lui non si sarebbero mai aperte le porte del Parlamento e, men che meno, quelle
di un ufficio di Ministro. Lasciamo perdere.
Veniamo alla stampa. Quasi tutti i direttori dei principali quotidiani
italiani si sono occupati della situazione creata dalla sentenza della
Cassazione e dalle reazioni del tizio decrepito e dei suoi valletti. Lo hanno
fatto, per citare tre degni di attenzione, De Bortoli sul Corriere (http://www.corriere.it/editoriali/13_agosto_03/prima-di-tutto-paese-de-bortoli_8556ccf8-fbfb-11e2-a7f2-259c2a3938e8.shtml),
Calabresi su La Stampa (http://www.lastampa.it/2013/08/04/cultura/opinioni/editoriali/labbaglio-dello-scontro-totale-H9iaDME9cF4Q0bzGMQ1HpM/pagina.html)
e Roberto Napoletano sul 24 Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-08-04/malattia-italiana-massimo-governo-081221.shtml?uuid=AbLHy9JI&fromSearch).
Buona stampa. Anche se la mia preferenza va alla sintesi di Calabresi, che
non lascia spazio a qualche nota di ambiguità che traspare negli articoli dei
colleghi, forse un po’ preoccupati di apparire schierati.
Il problema è che, anche tra le nostre migliori firme, si è andato
diffondendo il virus che sta devastando la nostra classe dirigente, rendendola
incapace di assumersi sino in fondo le proprie responsabilità e di guardare la
realtà in faccia e di agire senza preoccuparsi, scusate la brutalità, di
salvarsi le chiappe.
Anche altrove, ho già avuto modo di sottolinearlo, la classe dirigente si è
screditata. Da noi, però, il fenomeno ha superato da tempo il livello di
tolleranza. E sta facendo pagare un prezzo insopportabile alla popolazione.
Anche in termini di rispetto.
Leggete questo articolo di Beppe Severgnini dal Corriere di oggi: http://www.corriere.it/politica/13_agosto_04/berlusconi-mondo-non-capisce-pensano-dicono-noi_5e036ed8-fccb-11e2-ac1e-dbc1aeb5a273.shtml.
Buona stampa.
E, giusto per tornare alla valutazione della sentenza della Cassazione,
andiamo oltre il titolo dell’articolo del Financial
Times citato anche da Severgnini. Lo potete leggere qui: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/88151c2a-fb78-11e2-a641-00144feabdc0.html#axzz2awfjCAfu.
Buona stampa. Dove si legge quello che sarebbe stato bello leggere anche
nei giornali italiani. Perché non si può fingere di non vedere quel che è
successo in questi vent’anni e non si può continuare nel “cerchiobottismo” che
contraddistingue anche alcuni dei nostri migliori quotidiani.
I difetti dello schieramento opposto al Pdl, e gli errori dei suoi (sedicenti)
leader, non sono un buon motivo per rifiutarsi di valutare la presenza in
politica del tizio decrepito come fa il Financial
Times.
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