Non avevo voglia di commentare il tentativo di formare il
governo dello smacchiatore di giaguari. Rischiavo, come sempre, di dire quello
che penso e, nel farlo, sapevo che avrei violato le regole… Niente da fare, non
posso trattenermi.
Quello che penso è che Viavà Bersani ha fatto perdere al
paese una settimana e ancora ha la sfrontatezza di sostenere che non rinuncia.
Non rinuncia a che cosa? Ad andare davanti ai microfoni per
stillare nuove, immaginifiche CAZZATE (lo so, ho violato la regola, ma anche Viavà
ha superato ogni limite). Mi scuso per la volgarità e anche per questo attacco
personale allo smacchiatore di giaguari. Non è giusto prendersela soltanto con
lui. No, la patetica farsa di cui lui è il primo attore conta su svariati
comprimari di livello fors’anche peggiore; uomini che, giusto per fare due nomi
pesanti, si chiamano D’Alema (lo Stalinuccio di Gallipoli, sempre pronto a
tramare nell’ombra e ad architettare ardite costruzioni politiche destinate a
durare il tempo di un’alba o di un tramonto all’equatore) e Fassina (io vado a
pelle: lo trovo irrimediabilmente fazioso e anche pittosto ripugnante).
Viavà, lo Stalinuccio, il ripugnante e l’allegra brigata,
nascondendosi dietro a una vittoria che non è tale e che, comunque, si basa su
una legge elettorale definita, cautamente, Porcellum,
hanno cercato di preservare se stessi, di costruire le condizioni per tentare
di venir fuori alla meno peggio da ogni esito dell’incarico conferito da
Napolitano e di continuare a combattere la loro grottesca battaglia contro il
tizio decrepito, ma non contro i mali del paese, buona parte dei quali
costituiscono la spina dorsale del potere del Pd.
Se proprio vuol pettinare le bambole (copyright Crozza), Viavà lo faccia a casa sua, in compagnia dei
suoi mentori e consiglieri. L’Italia ha già dato anche troppo a loro come al
tizio decrepito e anche allo psiconano+barba-Mediaset. Abbiamo bisogno di gente
che si preoccupi di rinnovare il sistema e di liberarlo da tutti i parassiti
che si sono sviluppati al suo interno in decenni. E che lo faccia seriamente,
passo dopo passo, con attenzione e con equilibrio, con lungimiranza e con
rispetto per gli italiani, per tutti gli italiani e, soprattutto, per i più giovani.
Ieri Mario Monti, nel rispondere alla Camera alle
interrogazioni sulla vicenda dei due Fucilieri di Marina, ha detto che aspira a
essere “sollevato dalla responsabilità” del governo. Forse ha calcato la mano,
però lo capisco. Chiunque, dopo un’esperienza come la sua, durante la quale,
con non pochi errori, ma con impegno e onestà che non si vedevano da quel dì,
ha cercato di mettere in moto un processo di cambiamento, chiunque, al posto
suo, non vedrebbe l’ora di lasciare. Posso sbagliare, ma il significato delle
sue parole è quello di richiamare quelli che si considerano leader ai propri
doveri.
Vox clamantis in deserto.
Buona notte e buona fortuna. Che altro posso dire?
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