Riporto un dialogo che ho avuto ieri su Facebook con la mia amica Barbara e che ha preso avvio da un mio commento.
R:“I genitori di Valeria (Solesin) e i genitori di Giulio (Regeni) mi hanno restituito orgoglio di essere italiano”.
B: “Pagato prezzo troppo alto”.
R: “Hai perfettamente ragione, Barbara. I genitori di Valeria e di Giulio hanno pagato un prezzo altissimo, il più devastante dolore che un essere umano possa essere chiamato a sopportare, reso ancor più tremendo per il modo in cui sono stati privati dei figli. Proprio la dimensione del loro dolore, tuttavia, rende ancor più ammirevole il loro comportamento, l'equilibrio e la dignità con cui lo hanno vissuto davanti agli occhi degli italiani, abituati a ben altri atteggiamenti. Il mio orgoglio nasce dalla loro determinazione a offrire, ritengo in modo del tutto spontaneo, un vero esempio per tutti noi”.
B: “Aggiungerei che non a caso i loro figli sono state persone stupende”.
Non ho scritto altro e ho attribuito un deciso “mi piace” alle ultime parole di Barbara.
Il commento di Alberto Negri sul modo in cui è stata gestita la vicenda di Giulio Regeni mette in evidenza come politici e burocrati abbiano affrontato in maniera del tutto inadeguata il rapporto con l’Egitto, lasciandosi prendere in giro per oltre due mesi dal regime guidato da Al Sisi. Ecco il collegamento al pezzo di Negri sul 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-03-31/la-dignita-un-paese-071617.shtml?uuid=ACNgbbxC.
Buona stampa. Alla dignità e all’equilibrio dei genitori di Giulio fa da contraltare, purtroppo, il pressappochismo e l’inettitudine di ministri e diplomatici, inconcludenti e irresoluti.
Solo gente mediocre e vile, che non sa distinguere il valore autentico del proprio compito, può comportarsi in modo simile. Come testimoniano le considerazioni di un esponente di questa mentalità e di questa attitudine deplorevoli, Sergio Romano, già ambasciatore e (è il mio modesto parere) inadeguato successore nella cura della rubrica delle lettere al Corriere che fu di Indro Montanelli. Ecco cosa scriveva sul caso Regeni il 14 febbraio: http://www.corriere.it/opinioni/16_febbraio_14/domande-cairo-caso-giulio-regeni-4c1a0402-d293-11e5-be28-b2318c4bf6d8.shtml.
Mala stampa. Dirò di più, pessima. Romano presenta argomentazioni risibili e paragoni insostenibili, ad esempio accostando il comportamento egiziano nel caso Regeni alla risposta americana all’attacco al World Trade Center. Un simile accostamento rivela il suo valore professionale e umano, che non considero certamente elevato. Per dirla tutta, lo considero men che modesto. Non mi stupisce che fosse arrivato ai vertici della carriera diplomatica: da molti anni la nostra diplomazia è una scadente imitazione di quelle dei paesi che hanno peso e credibilità internazionali. Tant’è che, appunto, nessuno, neppure l’Egitto, si degna di prestare attenzione alle nostre richieste e che il nostro ruolo internazionale è quello che è, ossia abbastanza irrilevante.
Contro i nemici della cultura e della musica, oggi ascoltiamo un trombettista che non ha forse raggiunto la fama che meritava, esponente di una famiglia che ha dato al jazz altri due grandi strumentisti, i fratelli Hank ed Elvin: Thad Jones (https://en.wikipedia.org/wiki/Thad_Jones). Il pezzo che ho scelto s’intitola A Child Is Born e Jones affianca l’orchestra di Mel Lewis. Il suono del suo flicorno è di una straordinaria limpidezza.
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