venerdì 4 marzo 2016

Segreto? Non proprio...

Oggi, non c’è da sorprendersi, molti editoriali sono dedicati alla questione libica, tornata di più pressante attualità per la morte dei due cittadini italiani rapiti, insieme ai colleghi rilasciati stamattina, nel luglio del 2015.
Non meno scontato è il tema comune a quasi tutti gli articoli: la complessità della situazione nel paese africano così vicino a noi. Tra i tanti, vi suggerisco di leggere quello di Alberto Negri da Il Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-03-04/una-libia-senza-rete-e-copione-scritto-altri-065543.shtml?uuid=ACqTpOhC.
Buona stampa. Negri ha un punto di vista molto chiaro, che mette in luce l’atteggiamento “gregario” assunto troppe volte dal nostro paese, cui manca quasi sempre la capacità di individuare immediatamente i propri interessi e la determinazione nel difenderli. Le rare eccezioni (Craxi e Andreotti, citati da Negri) non è che abbiano prodotto effetti poi così diversi, anche perché ai loro (abbastanza effimeri) moti d’orgoglio non è seguito altro che la consueta adesione alle politiche ideate e poste in essere da altri.
Intendiamoci, non è che possiamo pensare di chiamarci fuori da un possibile intervento in Libia (neppure Negri lo propone). Importante è capire bene che il nostro obiettivo non può essere soltanto il comando di un’eventuale forza militare internazionale, di cui oggi si fa un gran parlare e che ci verrà forse offerto anche perché all’estero sanno quanto subiscono il fascino delle poltrone i membri della classe dirigente italiana, militari inclusi.
Non c'è, comunque, da stare allegri se si considerano le prove di efficienza del nostro sistema. Basta leggere un articolo dal Corriere della Sera di mercoledì per capire come mai i nostri alleati ci trattano con sufficienza. Si tratta di un pezzo nel quale Marco Galluzzo descrive il contenuto di un decreto del Presidente del Consiglio sui poteri relativi al comando delle nostre operazioni in Libia: http://www.corriere.it/esteri/16_marzo_03/libia-missioni-dirette-servizi-sara-premier-dare-via-0a7bc0f8-e0b7-11e5-86bb-b40835b4a5ca.shtml.
Buona stampa. Copio e incollo due passaggi.
La nuova linea di comando è stata decisa con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri adottato il 10 febbraio: 5 articoli in tutto, atto secretato…
Si legge all’articolo 2 del Dpcm del 10 febbraio: «Nelle situazioni di crisi e di emergenza che richiedono l’attuazione di provvedimenti eccezionali e urgenti il presidente del Consiglio, previa attivazione di ogni misura preliminare ritenuta opportuna, può autorizzare, avvalendosi del Dis, l’Aise, ad adottare misure di intelligence e di contrasto anche con la cooperazione tecnica operativa fornita dalle forze speciali della Difesa con i conseguenti assetti di supporto della Difesa stessa».
Siamo, dunque, in presenza di un documento che dovrebbe essere segreto il cui contenuto viene riportato, tra virgolette, sui quotidiani italiani (l’ho letto anche altrove). Niente male. Volete che i nostri partner ci affidino qualche compito di rilievo e segreti importanti? Andiamo…
Tornando per un attimo alla morte dei nostri due ostaggi. Mi pare doveroso sottolineare che, nell'occasione, abbiamo avuto una vergognosa prova da parte di Matteo Salvini, il quale non ha neppure una vaga idea di come si dovrebbe comportare un leader politico di una nazione civile. A lui interessa procurarsi un po’ di facile consenso, non importa se questo significa calpestare il senso di unità nazionale che, in certe circostanze, non dovrebbe mai venire a mancare. Lo so, sono stupido io ad aspettarmi dai somari che sappiano volare o miagolare…
E veniamo, molto rapidamente, alla questione del figlio di Vendola e del suo compagno. Segnalo solo che, a quanto pare, il bambino sarebbe nato con l’intervento di Extraordinary Conceptions (http://www.extraconceptions.com/).
Fatevi voi un’idea di cosa sia questa organizzazione e di come opera, poi, magari, io tornerò sopra l'intera vicenda. Per ora mi limito a osservare che si tratta di un dominio dotcom, non di un dotorg. E non è un dettaglio da poco.
Prima di chiudere con la musica, ricordo che domani si svolge l’assemblea della Banca Popolare di Vicenza. L’evento s'annuncia teso e difficile, con forti resistenze di parte dei soci al progetto predisposto da Iorio, attuale amministratore delegato dell’istituto.
A quelli che, probabilmente ancora sensibili al fascino dei presunti fasti del passato, si oppongono alla trasformazione (obbligatoria per legge) in società per azioni e alla quotazione, suggerirei di leggere alcuni testi interessanti. Cominciamo da una lettera scritta ai soci della Popolare di Vicenza da Gianni Zonin, fino a pochi mesi fa presidente della banca. La potete leggere sul sito linkiesta.it, con un commento di Piero Cecchinato: http://www.linkiesta.it/it/article/2016/03/01/popolare-di-vicenza-quando-zonin-diceva-fuori-ce-la-crisi-ma-le-nostre/29452/.
Buona stampa. Stiamo parlando di una lettera scritta quando già la Banca d’Italia aveva rilevato numerose situazioni critiche nella gestione dell’istituto guidato da Zonin e solo pochi mesi prima che, messa alle strette dalla valutazione effettuata dalla Bce, la Popolare di Vicenza fosse costretta a rinnovare i vertici e a fare una drastica pulizia dell’attivo, molte poste del quale erano valutate in maniera esageratamente ottimistica, dagli avviamenti ai crediti incagliati a taluni investimenti.
Che ci siano molte ombre nella gestione precedente all’attuale è dimostrato dal fatto che Iorio abbia sentito la necessità di presentare un esposto alla procura di Vicenza. Questo, mi pare, è accaduto dopo che il consiglio di amministrazione aveva deciso di non avviare un’azione di responsabilità verso gli amministratori precedenti.
Ecco un paio di letture interessanti sul tema, prese da Il Sole 24 Ore. Ho fatto lavorare lo scanner perché nessuno dei due testi è disponibile sul sito del quotidiano.
Comincio con un articolo di Fabio Pavesi, pubblicato ieri, in cui si descrivono alcuni investimenti all’estero effettuati durante la gestione di Zonin, investimenti che, apparentemente, non sono esempi di trasparenza (avrei potuto usare un'altra parola, ma questa dice già abbastanza).


Buona stampa. Non è una storia di trasparenza, vero?
La seconda lettura è un corsivo dalla rubrica Parterre del 23 febbraio (quasi certamente anch'esso firmato da Pavesi), dedicato alla valutazione dei titoli della Popolare di Vicenza di proprietà della casa vinicola di Gianni Zonin.


Buona stampa. Che dire? Niente, c’è tutto quel che serve… Ammetto, però, di averlo conservato con cura per l'occasione.
Con l’ascolto di oggi torniamo al jazz e, in particolare, a Abdullah Ibrahim, pianista sudafricano che vi ho già proposto nel giugno del 2013. E’ arrivato il momento di ascoltarlo di nuovo. Il brano s’intitola The Wedding.




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