Ogni tanto si deve anche aver il coraggio di parlare subito
e senza il supporto di articoli e opinioni altrui. Quindi eccomi qua, a dire
quel che penso sulla vittoria del “No” nel referendum greco. Non era proprio
tale, vista l’inesistenza dell’argomento oggetto della scelta, ma tant’è, “Stan”
Tsipras e “Laurel” Varoufakis lo hanno voluto comunque e, va riconosciuto, hanno vinto. Ma non è detto che sia una vera vittoria.
La Grecia è, tecnicamente, insolvente dalla sera di martedì
scorso per aver mancato i rimborsi al Fondo Monetario Internazionale previsti nel
mese di giugno. Ho scritto tecnicamente, perché ancora, a livello ufficiale,
non c’è stata nessuna conferma di questo stato, se si eccettuano le indicazioni
delle “famigerate” società di classificazione del debito, per le quali anche il
sistema bancario greco è di fatto insolvente.
La BCE non può, nella sua attività ordinaria, concedere
liquidità alle banche che la richiedono se queste non possono prestare a garanzia
titoli aventi determinate caratteristiche (siano cioè un collaterale degno di
questo nome). Non sarà facile, anche ammesso che Draghi decida di provarci,
convincere il Direttorio della BCE a mantenere aperto il rubinetto della
liquidità di emergenza che ha, sino a domenica scorsa (28 giugno), consentito
agli istituti di credito greci di rimanere aperti.
Se la BCE non finanzierà le banche greche, queste non
riapriranno. Non c’è bisogno che vi spieghi cosa questo comporterebbe per la
vita dei greci, già duramente provata dalla modestia e dalla scorrettezza dei loro governi e dall’ottusa ostinazione dei creditori (che non sono di ieri e nemmeno
dell’altro ieri: durano da anni).
Nulla sarà deciso nelle prossime ore. Nessuno degli enti
coinvolti è in grado di farlo, salvo la BCE nei limiti della sua politica di
sostegno dei titoli di stato dei paesi membri che hanno determinate caratteristiche
di durata e rating. Di fatto, la banca centrale cercherà di difendere l’euro e
il debito dei Paesi più deboli, ma nei limiti rigidi del suo mandato e delle
sue diverse possibilità di azione, che non sono infinite e infinitamente utilizzabili.
Ciò significa che i mercati saranno abbastanza liberi di muoversi.
Per ora le cose stanno andando discretamente. L’euro tiene e le borse subiscono flessioni non eccessive, che però si aggiungono alle pesanti perdite dei giorni
scorsi. Vedremo nel corso delle prossime ore e dei prossimi giorni cosa accadrà e se si avrà quello che
tutti considerano l’unica vera soluzione della questione, ossia l’ingresso in
campo della Politica europea, quella con la P maiuscola, portata avanti da
leader capaci di adempiere al loro compito e di farlo guardando oltre l’urgenza
dei problemi immediati, alla ricerca di soluzioni che riportino l'Unione sul sentiero tracciato dai Padri Fondatori.
Nel frattempo viene confermato che “Laurel” Varoufakis lascia
la carica di Ministro delle Finanze greco (http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-07-06/il-ministro-finanze-greco-yanis-varoufakis-ha-rassegnato-dimissioni-075028.shtml?uuid=ACbgaXM).
Lui ammanta la decisione di altruismo e di sensibilità. Io spero sia il segnale
che la Grecia ha deciso di smettere di giocare e di impegnarsi seriamente per
rimuovere tutti gli ostacoli interni alla ripresa della sua economia (che sono
molto più numerosi di quelli esterni).
Vedremo. Di certo è bene che lasci la ribalta l’uomo che
maggiormente ha improntato l’atteggiamento greco nella trattativa con i
creditori e che ha dato rappresentazioni del tutto fantasiose dei rapporti tra
la Grecia e chi ha sostenuto la sua economia finanziandola per oltre 300
miliardi di euro. Perché questo, giova ricordarlo, è accaduto negli ultimi
anni. Ieri sera, dopo la vittoria del “No”, Varoufakis sembra abbia detto che,
in virtù del voto, l’Europa doveva curare le ferite della Grecia. Un modo
decisamente arbitrario, ancora una volta, di rappresentare la situazione.
Grazie al cielo, si è dimesso.
E vi assicuro, non dovete preoccuparvi del futuro di
Varoufakis, in questo mondo che trasforma in celebrity chiunque, l’ex Ministro greco troverà una cattedra ben
remunerata in un paese che non è la Grecia. Non è uomo da farsi pagare in
dracme, soprattutto se “nuove”. Radicale sì, ma con il portafoglio oculatamente
gestito.
Un po’ di musica anche oggi. I Genesis dal vivo nel 1976 in
uno dei brani più famosi: I Know What I
Like. Che sia anche il motto di Varoufakis?
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