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domenica 17 luglio 2016

Un colpo di teatro?

Com’è accaduto quasi sempre in circostanze analoghe, il fallito colpo di stato in Turchia sta offrendo a Erdoğan l’occasione che aspettava per togliersi di torno un bel po’ di personaggi scomodi per il suo regime. Sull’argomento potrete trovare articoli ovunque. Io vi suggerisco questo pezzo da The Guardian: https://www.theguardian.com/world/2016/jul/16/erdogan-reprisals-turkey-attempted-military-coup.
Buona stampa. Il presidente turco, benché democraticamente eletto, usa (e userà ancor più da oggi) metodi non troppo diversi da quelli del suo vicino Assad. Giova ricordare che la libertà di stampa è sostanzialmente sospesa, molti giornalisti sono in galera soltanto per aver espresso legittime critiche verso Erdoğan, alcuni suoi familiari e collaboratori più stretti, l’uso dei nuovi mezzi di comunicazione è non di rado impedito, l’opposizione non ha modo di manifestare e, se lo fa, viene duramente repressa (per chi non ricordasse gli avvenimenti di Gezi Park: https://en.wikipedia.org/wiki/Gezi_Park_protests), le richieste di autonomia dei curdi sono soffocate duramente.

sabato 2 luglio 2016

Identità di una banca

Nel maggio scorso, non sorprendentemente, Federico Ghizzoni aveva comunicato la disponibilità a lasciare la carica di consigliere delegato di Unicredit (http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-05-24/unicredit-ghizzoni-lascia-si-stringe-successione--233106.shtml?uuid=ADHVfqO&fromSearch), ossia la maggiore banca italiana (anche se le dimensioni devono molto alla rete internazionale, assai presente nei paesi dell’Europa centro-orientale). In base alle sole dimensioni nazionali, Intesa SanPaolo risulta più grande, ma considerata nel suo insieme, Unicredit è superiore, tanto da essere l’unica banca italiana a far parte del gruppo delle G-Sifi (Global Systemically Important Financial Institution, ossia le istituzioni finanziarie sistemiche di rilevanza internazionale), soggette a particolari controlli da parte delle autorità di vigilanza e tenute a rispettare normative più stringenti di quelle in vigore per gli istituti più piccoli. 

mercoledì 27 marzo 2013

Sincero sollievo


Cominciamo con una notizia rassicurante: non dobbiamo preoccuparci per i parlamentari, non rieletti o non ricandidati, che non hanno trovato anche in questa legislatura un seggio alla Camera o al Senato. Il Sole 24 Ore ci offre qualche dettaglio riguardo alle loro prospettive:
Buona stampa. Trovo anche rassicurante che il povero Fini continui per altri 10 (DIECI) anni a beneficiare di buona parte dei privilegi di cui godono (chissà quanto meritatamente?) gli ex Presidenti dei due rami del Parlamento Italiano. Spero proprio che, in preda a qualche assurdo impeto francescano, lui e Casini, ma anche Bertinotti o Pera, non si sognino di seguire l’esempio di Grasso e della Boldrini. Non vorrei mai che decidessero spontaneamente di rinunciare in tutto o in parte a vantaggi che SI sono assegnati. Lo troverei, come dire?, deprimente… tutta una vita dedicata al servizio del paese, senza nessun tornaconto personale, e poi, nel momento della dolorosa separazione dal compito pubblico svolto con tanto impegno (un paio di giorni la settimana per pochi mesi l’anno), rinunciare alla giusta ricompensa, appena un po’ superiore a quella che spetta a qualsiasi comune cittadino. Andiamo, basta con questi luoghi comuni dell’antipolitica!
E’ un gran sollievo che almeno Schifani sia stato rieletto e possa spostare in là il momento del ritorno alla vita normale, quella in cui non potrà più esprimere pienamente le doti di uomo straordinariamente attento al bene della collettività, così sopra le parti da non aver mai espresso nessuna opinione men che equilibrata e sobria per tutta la durata del mandato di Presidente del Senato. Un’imparzialità e un distacco dagli interessi di bottega (quelli del partito, ossia quelli del padrone del partito, ossia il tizio decrepito) che gli è valsa la nomina a capogruppo del Pdl al Senato.
A proposito degli interessi del tizio decrepito, ecco, da La Repubblica, un breve pezzo che illustra l’andamento dei conti di Mediaset nel 2012 e nei primi mesi del 2013: http://www.repubblica.it/economia/finanza/2013/03/26/news/mediaset_primo_rosso_dalla_quotazione_perdita_da_287_milioni_e_nessun_dividendo-55410119/.
Cronaca. Strano destino quello del tizio decrepito: a dar retta alle maldicenze, quasi vent’anni fa, avrebbe iniziato la sua avventura politica per salvare le proprie aziende in difficoltà e sé stesso da possibili problemi con la giustizia. E adesso, quando ormai è plausibile che la sua parabola di politico possa continuare ancora per pochi anni, si ritrova al punto di partenza, anzi, con qualche problema in più, almeno sul piano giudiziario.
Oddio, le cose potrebbero cambiare ancora: bisogna dargli atto di saper recuperare magistralmente (anche se con il prezioso contributo degli avversari, sempre pronti a fare di tutto pur di aiutarlo), potrebbe riuscire anche nel colpo più grosso di tutti, farsi mandare al Quirinale… Ve lo vedete, il tizio decrepito Presidente della Repubblica e, quindi, anche del Consiglio Superiore della Magistratura? Sarebbe senz’altro divertente, magari non utile al paese, ma certamente divertente.
Lasciamo perdere… Andiamo dalle parti del M5S: quanto a disponibilità al dialogo e a capacità di porsi in discussione, lo stile di Grillo, purtroppo, ha fanatici seguaci tra i suoi sostenitori, come dimostra quanto accaduto a Fiorello (http://www.corriere.it/politica/13_marzo_27/fiorello-crimi-cinque-stelle-non-scherzi-cruccu_6c87660a-96bc-11e2-b7d6-c608a71e3eb8.shtml).
Lui, lo psiconano+barba-Mediaset, intanto non demorde: convinto A TORTO (come il tizio decrepito e lo smacchiatore di giaguari) di rappresentare la maggioranza degli italiani, intende imporre la propria visione a tutti, calpestando i più elementari principi della democrazia e della politica. E nella sua irrefrenabile logorrea riesce a raggiungere vette di impressionante assurdità. Definire “puttanieri” alcuni noti politici italiani è del tutto sbagliato… o meglio, è sbagliato in quasi tutti i casi… Scherzo, ma in realtà non c’è proprio nessuna ragione per scherzare. Mentre lo psiconano+barba-Mediaset farnetica e il tizio decrepito pretende di dettare condizioni dal basso del suo quasi dimezzato peso politico e lo smacchiatore di giaguari consulta anche il portiere del palazzo di Viale della Pace 27, mentre tutto questo accade, i nostri problemi, quelli della grandissima maggioranza degli italiani, non solo non vengono risolti, ma si aggravano.
Ci meritiamo un po’ di musica. Anzi, più di un brano.
Cominciamo con un pezzo storico: la più celebre cover di With a Little Help from My Friends, quella di Joe Cocker al festival di Woodstock nel 1969. Otto minuti indimenticabili.


Cambiando completamente genere, vi proporrei di ascoltare un brano eseguito da Dexter Gordon, grande sassofonista cui ho accennato mesi fa come protagonista del film Round Midnight. Vi suggerisco di ascoltarlo in un classico, Body and Soul, registrato dal vivo a Montreux nel 1970.


E finiamo con un altro cambio radicale di genere. Un nuovo ascolto di Philip Glass, si tratta del brano Labyrinth, godetevi anche le immagini del video, non solo la musica.

venerdì 14 settembre 2012

Oggi poche parole e molta musica


Giusto per non dimenticare dove sta uno dei maggiori problemi italiani, oggi vi suggerisco di leggere un articolo di Sergio Rizzo, il Mastino truce, al quale il lavoro non manca mai grazie all’avidità senza limiti e senza decenza della “nostra” classe politica. Qui si parla della Regione Lazio, ma non è che altrove siano poi tanto migliori, anzi…
Buona stampa. Come di consueto. E povero il nostro fegato, come di consueto quando leggiamo Rizzo.
Proviamo a consolarci con la musica, anche se la scelta odierna, forse, a qualcuno dei miei tre lettori potrà sembrare lontana dalle mie proposte precedenti e magari un po' stravagante. A me, però, la musica piace quasi tutta e, comunque, credo sia giusto, avendone l’opportunità, conoscere anche quella un po’ meno frequentata. Esagero: vi propongo tre pezzi, due però sono differenti versioni della medesima composizione.
Iniziamo da Philip Glass, uno dei principali compositori contemporanei americani e uno dei maggiori interpreti della corrente del minimalismo musicale (http://it.wikipedia.org/wiki/Philip_Glass). Il brano è Opening, il pezzo iniziale di un lavoro intitolato Glassworks.


Proseguiamo con Aaron Copland, anch’egli americano, ma nato quasi cinquant’anni prima di Glass (http://en.wikipedia.org/wiki/Aaron_Copland, indico la versione inglese perché assai più ricca e completa di quella italiana). Il pezzo è uno dei suoi più celebri, Fanfare for the common man, che mi piace pensare sia stato composto, sia pure in minuscola parte, anche per me.
Lo ascoltiamo in due esecuzioni. La prima, che preferisco, è quella “tradizionale” con gli strumenti pensati da Copland.


La seconda, per compiacere anche gli appassionati della musica progressive, è di Emerson, Lake & Palmer, registrata, come potrete vedere, nello stadio olimpico di Montreal. Parecchi gradi sotto zero. Che fossero in playback? Comunque, anche questo, ormai, è un "classico".