Ieri, davanti a un Giudice di Venezia, la maggior parte
degli imputati per i fondi neri del Consorzio Venezia Nuova e del Mose ha patteggiato. Il dettaglio lo trovate in questo articolo del Corriere del
Veneto: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2014/16-ottobre-2014/udienza-mose-primi-patteggiamenti-230356714911.shtml.
Cronaca. Prima di procedere, vorrei ricordare che ho già
espresso il mio malessere di fronte all’uso della carcerazione preventiva
effettuato da una parte dei Pubblici Ministeri italiani. Aggiungo, però, che in
presenza di certe ipotesi di reato, l’imputato viene incarcerato in attesa del
processo anche in altri paesi. E nel caso dello scandalo veneziano i reati
ipotizzati erano pesanti e gli effetti per le casse pubbliche tutt’altro che
trascurabili.
Il patteggiamento, come ho già sottolineato qualche giorno
fa, di fatto comporta la chiusura delle indagini e la rinuncia, da parte della
Procura, alla completa ricostruzione degli eventi e delle responsabilità. Il
Dottor Carlo Nordio, Procuratore aggiunto a Venezia, ha sostenuto che la verità
potrà essere ricostruita da altri e di essere soddisfatto perché gli imputati
hanno subito condanne e sanzioni amministrative che attenueranno il danno
subito dalla collettività.
L’articolo non è disponibile sul sito del Corriere del
Veneto, ma faccio lavorare lo scanner.
In qualche modo posso anche capire che Nordio abbia voluto
manifestare soddisfazione: il fatto che quasi tutti gli imputati abbiano
patteggiato (e altri lo faranno nei prossimi giorni) sta ragionevolmente a
indicare che lui e i colleghi avevano visto giusto. Non sono, però, affatto
sicuro che siano soddisfatti gli italiani. Io, per la verità, non lo sono e
continuo a chiedermi se tutto questo ha realmente a che fare con la Giustizia e
con i fondamenti di uno Stato di Diritto, laddove ogni cittadino ha affidato
allo Stato la tutela degli interessi collettivi, tra i quali mi sembra si
possano includere, non solo a titolo di esempio, la sicurezza e la legalità. E,
perché no?, anche qualche forma di equità.
E i miei dubbi si alimentano ricordando storie vecchie e
scoprendone di nuove, come questa:
Cronaca. In effetti voi, miei cari lettori, la conoscete
già, poiché mi è stata segnalata da uno di voi tre, al quale era stata, a sua
volta, indicata dagli altri due. A parte la stravaganza del modo in cui viene
determinata la somma da pagare per evitare la reclusione (io non sono riuscito
a ricostruire l’aritmetica con cui è stata fissata) e anche a voler ignorare i
dubbi sui principi che hanno suggerito di offrire la possibilità di pagare per
non scontare una pena detentiva, mi chiedo, con Roberto P., quale possa essere
l’effetto di una vicenda simile su chi intendesse evadere il fisco. Non vedo
nessuna capacità di deterrenza in un ordinamento giuridico che consente di
evitare il carcere per evasione fiscale (ripeto: evasione fiscale, uno dei
reati più duramente sanzionati nel resto del mondo occidentale) di dimensioni
così importanti. Al contrario, credo che questa vicenda, come quella del
Consorzio Venezia Nuova-Mose, non faccia altro che abbassare la (purtroppo già assai
modesta) propensione degli italiani al rispetto della legge.
Chissà perché sto pensando ad Al Capone e a Bernie Madoff?
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