La situazione di MPS è ancora incerta, “appesa” a una decisione del SSM della Banca Centrale Europea (https://www.bankingsupervision.europa.eu/home/html/index.en.html) che dovrebbe arrivare a ore. E’ cruciale che venga approvato il piano predisposto dalla banca senese che prevede un complesso succedersi di operazioni strettamente collegate, tutte indispensabili per liberare MPS di gran parte dei crediti deteriorati e rafforzarne il patrimonio.
La spiegazione accurata del progetto la offre un articolo di Luca Davi e Marco Ferrando su Il Sole 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-07-27/in-bce-verdetto-siena-e-piano-5-miliardi-225531.shtml?uuid=ADSjFqy.
Buona stampa. Credo sia abbastanza comprensibile anche ai profani quanto deve accadere, tuttavia provo a rendere più chiara e semplice la questione.
MPS deve raggiungere due obiettivi per adempiere alle prescrizioni del SSM:
- liberarsi di 10 miliardi di crediti deteriorati (NPL - non performing loans, d’ora in poi li chiamerò NPL anch’io per comodità);
- aumentare il capitale per adeguare i propri parametri patrimoniali.
Per far questo senza intervento dello Stato, è necessario procedere prima con l’accensione di un prestito a tempo, che consentirebbe di congelare la situazione e la creazione di una società in cui scaricare i NPL espellendoli dal bilancio di MPS e quindi mettere sul mercato nuove azioni della banca ripulita dei crediti malati, quindi, plausibilmente, appetibile per gli investitori italiani e stranieri perché alleggerita di gran parte dei NPL e in grado di far fruttare il nuovo capitale che verrebbe da loro apportato.
Il punto da risolvere è che questo schema prevede un aumento di capitale di 5 miliardi di euro e la cancellazione (mediante trasferimento ad un ente specifico) di una porzione pari a meno della metà dei NPL di MPS. L’aumento di capitale sarebbe, però, insufficiente se il SSM della Bce decidesse che la banca senese deve rivedere la valutazione dei NPL che resteranno nel suo bilancio, abbattendone ulteriormente il valore. Se così fosse, l’intera operazione salterebbe perché, di fatto, l’instabilità della banca, per così dire, si autoalimenterebbe.
Per quel che riguarda il futuro, dunque, non resta che attendere la decisione di Francoforte. Se sarà positiva, si realizzerà un’operazione che darebbe un po’ di respiro al nostro sistema bancario e che renderebbe meno assillante la soluzione di problemi che la politica ha rimandato per anni, fingendo che non esistessero e alimentando la leggenda (assai infondata) che le banche italiane fossero sane e forti, migliori di quelle di tutti gli altri paesi.
A riguardo vi suggerisco la lettura di questo articolo apparso tre giorni fa su seekingalpha.com: http://seekingalpha.com/article/3991150-italian-banks-phantom-menace.
Buona stampa. Il testo è liberamente leggibile previa registrazione gratuita. Visto che non costa nulla e la mole di informazioni in campo economico e finanziario è considerevole, mi pare che valga la pena di registrarsi. Nello specifico, l’articolo ripercorre molto accuratamente le vicende del nostro sistema bancario negli ultimi anni e indica senza incertezze le responsabilità politiche che, non sorprende vero?, sono da distribuire a tutti gli ultimi governi, da quello di Berlusconi a quello di Monti, da quello di Letta a quello di Renzi. Tutti, in misura più o meno ampia, hanno sottovalutato le condizioni di difficoltà delle banche italiane, non hanno approntato misure di intervento adeguate quando sarebbe stato opportuno e meno costoso predisporle e hanno ignorato l’impatto della normativa europea sul cosiddetto bail-in.
C’è un passo nell’articolo che mi pare importante sottolineare. Copio e incollo e traduco.
“The main issue with Montepaschi and the lenders in real trouble which are however only a portion of the whole sector is actually of political nature. Italy's PM, Matteo Renzi, who has been even more active than his predecessors selling the tale of the recovering Italy to international investors and Italian voters, is saddened by the issue as he faces an important ballot in fall. He is domestically pressed to find alternatives and might somehow manage to sell the necessity of state aids to the Italian population as a new "financial stabilization measure," but he has hard time to sell it to the EU”.
“La questione principale di MPS e delle banche in difficoltà, che sono peraltro solo una parte dell’intero settore, è effettivamente di natura politica. Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che è stato persino più attivo dei suoi predecessori nello spacciare la storia della ripresa italiana agli investitori internazionali e agli elettori italiani, è amareggiato dalla questione perché deve affrontare un cruciale passaggio elettorale in autunno. All’interno è soggetto a pressione perché trovi alternative (all’evoluzione negativa delle crisi, n.d.r.) e potrebbe in qualche modo far passare, presso gli Italiani, un aiuto di Stato come una nuova “misura di stabilizzazione finanziaria”, ma è in grave difficoltà a fare lo stesso con l’UE”.
La strada, dunque, per il governo sarebbe impervia se non andasse in porto la soluzione descritta sopra. E, siccome il destino a volte si diverte a creare circostanze beffarde, sarebbe davvero significativo se questo fine settimana Renzi fosse costretto a ideare e realizzare un piano B: il 31 luglio 2001, quindi esattamente quindici anni fa, il PD di Siena decideva che Giuseppe Mussari era la persona giusta per presiedere la Fondazione Monte dei Paschi. Poco meno di cinque anni più tardi, Mussari decideva (con l’approvazione della politica, ovviamente) di essere la persona giusta per presiedere la Banca MPS. Credo sia ormai a tutti evidente come Mussari non fosse la persona giusta per nessuno dei due posti. Così come dovrebbe essere evidente che il costo della sua permanenza alla guida delle due istituzioni ha gravato e graverà ancora a lungo sugli azionisti della banca e sulle casse dello Stato. Di questo dobbiamo essere grati soprattutto al PD, certo, ma anche agli altri partiti. Alla fine del luglio 2001, infatti, la composizione della Deputazione (il consiglio di amministrazione a Siena lo chiamano così) la potete leggere nella foto, in cui ho racchiuso la parte terminale dell’articolo che, sul Corriere della Sera del 1 Agosto 2001, Sergio Rizzo aveva dedicato all’avvenimento. Giusto per non dimenticare tra chi va distribuita la responsabilità per la dissennata gestione della banca senese.
I problemi di MPS, a ben vedere, dovrebbero occupare una minima parte del lavoro di Renzi e dei suoi ministri e collaboratori. Altre sono le questioni di cui dovrebbe farsi carico un governo realmente interessato a sciogliere i tanti nodi irrisolti dell’economia, quelli che rendono sempre meno rassicuranti le previsioni per il futuro e che già hanno prodotto un generale peggioramento delle condizioni di vita degli italiani (salvo pochi privilegiati, tra i quali vanno senz’altro considerati i politici).
L’attuale governo si preoccupa della riforma costituzionale, della quale è davvero difficile individuare l’utilità per la popolazione, mentre è abbastanza evidente quella che cerca di procurarsi Renzi.
E ciò accade mentre il debito pubblico si muove con decisione verso il 140% del PIL senza che nessuno faccia nulla per invertire una rotta che si può definire solo pericolosissima. Non lo dico io, lo dice Lorenzo Bini Smaghi in questo articolo del Corriere della Sera di ieri: http://www.corriere.it/cultura/16_luglio_27/debito-italiano-riforme-strutturali-rilanciare-forza-8c6471c4-5343-11e6-ae43-c1c76a863041.shtml.
Buona stampa. Comincio a pensare che si stava meglio quando si stava peggio. Renzi e Padoan stanno facendo rimpiangere Berlusconi e Tremonti, che, per me, è davvero tutto dire…
Buonanotte e buona fortuna.
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