Metto insieme alcune vicende diverse, ma il messaggio comune mi sembra giustificare il titolo che ho scelto.
Buona stampa. La valutazione positiva deriva dal fatto che ci sia stata l'intervista. Sulla qualità avrei qualche piccola riserva, ma sorvolo volentieri. Veniamo ai punti cruciali che emergono nelle parole di Condorelli, non necessariamente in qualche ordine. La giustizia, nel nostro paese, tratta i medesimi reati in tempi e modi diversi (anche in termini di sentenza) a seconda di dove vengono svolti le inchieste e/o i processi, il che mi sembra non andare d’accordo con il significato della parola Giustizia. Il principio del recupero del criminale serve a giustificare il lassismo nel sanzionare i reati, ma questo, in realtà, deriva dalla mancanza di spazio adeguato nei penitenziari e dal rischio che l’Italia subisca altre censure a livello europeo per le condizioni in cui vivono i detenuti. Gli adeguamenti degli organici sono promessi a livello centrale, ma non vengono effettivamente attuati. Non c’è solo questo nell’intervista, ma può bastare. Di mio dirò soltanto che appare paradossale che nel nostro paese prevalga la preferenza, legittima, per la rieducazione piuttosto che per la punizione, ma poi, per effetto del lassismo e dell’inefficienza del sistema giudiziario, si verifica che il criminale non viene né rieducato né condannato, però continua a delinquere. Dirò di più: è incoraggiato a continuare a delinquere. Ed evito di considerare quale reazione tale stato di cose probabilmente provoca nella totalità dei cittadini onesti, non solo in quelli che sono vittime di reati.
Secondo argomento. Venerdì avevo commentato con sincero entusiasmo l’articolo di Alberto Negri pubblicato da Il Sole 24 Ore. Appena dopo aver letto quell’ottimo editoriale, ho ascoltato una trasmissione di Radio3 Rai: Tutta la città ne parla. Il tema era il brutale omicidio di Giulio Regeni. La trasmissione la potete ascoltare in podcast qui: http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-17e3b3e7-364f-443d-881d-b04b6b5dfe36.html.
Buona stampa. Dura circa un’ora, ma vale la pena di ascoltarla, soprattutto perché viene messo in evidenza il comportamento censurabile di alcuni mezzi d’informazione italiana. Ci troviamo di fronte a una vicenda che presenta tuttora lati oscuri, ma questo non m’impedisce di affermare che l’atteggiamento delle autorità egiziane è vergognosamente reticente e che il governo italiano deve usare tutti i mezzi di pressione disponibili perché venga fatta chiarezza sulle circostanze in cui il nostro giovane concittadino è stato ucciso. Si tratta di una situazione nella quale una nazione in cui valgono ancora certi principi si mostra salda e unita nel pretendere lo stesso risultato. Invece da noi accade che i più mediocri tra i nostri mediocri politici e quella parte del mondo dell’informazione che ne interpreta i desideri abbiano cercato di strumentalizzare anche questa vicenda. Lo dimostra questo articolo da Il Giornale: http://www.ilgiornale.it/news/politica/i-tutor-regeni-attivisti-contro-regime-egiziano-1228887.html.
Non do un voto, lascio che siate voi a giudicare. Personalmente credo che sia poco interessante sapere quali fossero gli eventuali riferimenti politici e accademici di Giulio Regeni. A me pare che non siano in questione le idee di Giulio Regeni e con chi le condividesse quanto il fatto che, probabilmente anche per queste sue idee, qualcuno, in Egitto, ha deciso di toglierlo di torno. A me pare che andare a tirare fuori presunti legami con determinati ambienti politici finisca per giustificare il comportamento di chi ha dato ordine di uccidere Giulio e ora fornisce all’Italia informazioni prive di qualsiasi credibilità. Soprattutto quando questi presunti legami sono, come appare abbastanza chiaro ascoltando Tutta la città ne parla, costruiti sulla base di forzature, se non addirittura di informazioni non fondate.
Terzo argomento. Le dure condizioni di vita dei poveri sventurati eletti all’assemblea regionale siciliana. Ecco cosa ha avuto l’ardire di raccontare uno di loro: http://ilmattinodisicilia.it/17041-vinciullo-la-vita-magra-dellonorevole-con-11-000-euro-di-indennita-non-arrivo-a-fine-mese/.
Non mi voglio addentrare nella polemica, anche perché correrei il rischio di costringere l’interessato a spendere una parte delle sue modeste entrate per intentarmi causa. Mi limiterò a segnalarvi il commento di Aldo Grasso sul Corriere della Sera di oggi: http://www.corriere.it/cronache/16_febbraio_28/vinciullo-povero-onorevole-distrutto-regali-89c5eb68-dde2-11e5-8660-2dd950039afc.shtml.
Buona stampa. Dalla quale mi sembra emergere come, in casi come questo, il rapporto tra elettore ed eletto venga inteso come un rapporto in cui qualcosa, il voto, viene concesso a fronte di una contropartita. Il signore in questione appartiene al partito, NCD, a cui appartiene anche il Ministro degli Interni. Non aggiungo altro, soprattutto perché il Ministro degli Interni non ha ritenuto di aggiungere altro… Cosa avrebbe dovuto aggiungere? Andiamo, non serve che lo dica io…
Prima di passare alla musica, un'ultima osservazione: il titolo volutamente esaspera il quadro che emerge da situazioni come quelle di cui ho parlato. L'Italia è ancora una nazione civile, tuttavia si avvicina pericolosamente alla linea di demarcazione e, quel che è peggio, non si vede nessun segno di una volontà politica e collettiva di invertire con decisione la direzione di marcia.
Anche oggi vi propongo un ascolto musicale proveniente da quelle zone di confine che amo frequentare sempre più spesso. Si tratta di un famoso brano di rhythm and blues interpretato da Dinah Washington (http://www.britannica.com/biography/Dinah-Washington) che il musicista inglese Max Richter (https://en.wikipedia.org/wiki/Max_Richter) ha ripreso in un mashup (http://www.britannica.com/topic/mashup e https://en.wikipedia.org/wiki/Mashup_%28music%29) del 2012. Il titolo è The Bitter Earth. Di una struggente e disperata bellezza.
Mentre rileggevo il post ascoltavo un'altra composizione di Max Richter: The Nature of Daylight. Anche questa di una struggente e disperata bellezza.
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