Si dice, riprendendo e modificando le parole del profeta Isaia, che Dio acceca chi vuole perdere. Ecco il passaggio:
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!». Egli disse: «Va' e riferisci a questo popolo: Ascoltate pure, ma senza comprendere, osservate pure, ma senza conoscere. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d'orecchio e acceca i suoi occhi e non veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il cuore né si converta in modo da esser guarito». (Isaia 6,8-10)
Una parte, purtroppo non piccola, dei politici e dei cittadini europei, di fronte alla recente evoluzione del fenomeno migratorio, sembra sia stata accecata da Dio.
Si sono visti ripetere gesti che pensavamo, speravamo, fossero irripetibili e abbiamo davanti agli occhi immagini così simili a quelle di un passato in cui l’uomo ha mostrato la sua faccia peggiore. Gesti e immagini che ci illudevamo fossero riusciti a insegnare qualcosa, a creare un solido e definitivo rifiuto per la violenza, il sopruso, la discriminazione e quant’altro si è fatto in passato in nome di ideologie folli.
Così non è, purtroppo. Nel cuore dell’Europa abbiamo assistito e tuttora assistiamo al riemergere di qualcosa che auspicavamo di aver definitivamente sradicato proprio attraverso la costruzione di quell’edificio comune nel quale si erano pian piano raccolti i nemici di guerre sanguinose e le vittime di regimi totalitari che (per fortuna) erano crollati, grazie soprattutto all'incapacità di soddisfare le aspirazioni dei propri cittadini.
Così non è, purtroppo. Gian Antonio Stella, sul Corriere della Sera di oggi, in un editoriale abbastanza lungo, ci aiuta a ripercorrere il cammino recente del nostro continente e a valutare le decisioni e gli atteggiamenti che rischiano di riportarlo indietro di decenni e di demolire la costruzione pensata per indebolire, fino a farle scomparire, le ragioni di contrasto e le incomprensioni all’origine dei conflitti del passato.
Ecco il collegamento al pezzo di Stella: http://www.corriere.it/editoriali/15_settembre_05/amara-sorpresa-est-migranti-europa-stella-24755708-538b-11e5-8d8b-01b5b32840a1.shtml.
Buona stampa. La cui lettura, oggettivamente, non credo smuoverà di un millimetro quelli che, nel nostro Paese, hanno scelto di dimenticare o che, più semplicemente, non hanno nulla da ricordare perché ignorano il passato e gli insegnamenti che da esso ci derivano.
Quelli che, probabilmente, non capiranno neppure la straordinaria forza evocativa delle parole di Giorgio Pressburger, prese sempre dal Corriere della Sera, però di ieri. Ha dovuto lavorare lo scanner.
Buona stampa. Un ricordo che lascia il segno, profondo.
Per finire, almeno per oggi, sul tema dell'immigrazione, vi suggerisco anche un articolo dal Sole 24 Ore di ieri, firmato da Alberto Negri: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-09-04/adesso-mondo-guarda-guerra-che-non-voleva-vedere-125417.shtml?uuid=ACi5f1r&fromSearch.
Buona stampa. Anche se mi pare difficile condividere pienamente l'opinione che l'Europa stia compensando con la solidarietà gli errori commessi di fronte alla guerra in Siria e al dissolversi di tanti stati. E poi Negri mi sembra trascurare un dettaglio che, a mio parere, non è casuale: è vero che la Turchia ha accolto e ancora ospita molti esuli da Iraq e Siria, ma di recente, abbastanza improvviso, dal territorio turco è iniziato un flusso di migranti senza precedenti verso le isole greche e verso i Balcani. E qui chiudo.
Per finire, almeno per oggi, sul tema dell'immigrazione, vi suggerisco anche un articolo dal Sole 24 Ore di ieri, firmato da Alberto Negri: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-09-04/adesso-mondo-guarda-guerra-che-non-voleva-vedere-125417.shtml?uuid=ACi5f1r&fromSearch.
Buona stampa. Anche se mi pare difficile condividere pienamente l'opinione che l'Europa stia compensando con la solidarietà gli errori commessi di fronte alla guerra in Siria e al dissolversi di tanti stati. E poi Negri mi sembra trascurare un dettaglio che, a mio parere, non è casuale: è vero che la Turchia ha accolto e ancora ospita molti esuli da Iraq e Siria, ma di recente, abbastanza improvviso, dal territorio turco è iniziato un flusso di migranti senza precedenti verso le isole greche e verso i Balcani. E qui chiudo.
Non ci allontaniamo, però, dalle parole di Isaia, perché non posso fare a meno di sperare che il Signore non voglia perdere gli americani, altrimenti avremo seri grattacapi ovunque nel mondo. E non ne abbiamo certo bisogno con tutti quelli che già non riusciamo ad affrontare in modo adeguato.
Alludo, come voi tre avrete già capito, alle elezioni presidenziali che si svolgeranno il prossimo anno, ma che già hanno mobilitato candidati in entrambi gli schieramenti, poiché anche i democratici dovranno scegliere un possibile successore di Barack Obama, il quale esaurirà il suo mandato alla fine del 2016.
Tra i concorrenti del campo democratico, Hillary Clinton è ancora la favorita, ma i sondaggi mostrano un declino nel consenso ottenuto dall’ex Segretario di Stato, anche a causa di comportamenti non proprio impeccabili da parte sua e da parte del suo ingombrante marito.
Sul fronte opposto, malauguratamente, sembra guadagnare spazio la candidatura di Donald Trump, che, come ho già detto, mi sembra totalmente e pericolosamente inadeguato al ruolo.
The Economist, il settimanale inglese, ne ha tracciato un ritratto impietoso: http://www.economist.com/news/leaders/21663225-why-donald-dangerous-trumps-america?fsrc=scn/fb/te/pe/ed/whythedonaldisdangerous.
Buona stampa. Se non lo avete fatto dal link interno all’articolo, non perdetevi questo piccolo estratto del pensiero (parola grossa) di Donald Trump: http://www.economist.com/blogs/graphicdetail/2015/06/donald-trump-enters-presidential-race.
Buona stampa. Stento a credere di accingermi a scrivere quello che segue: forse noi italiani siamo stati fortunati, persino il tizio decrepito mi sembra migliore di Trump. E, in ogni caso, Berlusconi non è mai arrivato vicino al controllo della potenza militare affidata al Presidente degli Stati Uniti. Immaginare che ci arrivi Donald Trump mi pare una prospettiva, non credo di esagerare, agghiacciante. Dobbiamo augurarci che i sondaggi si rivelino sbagliati e che Iddio non voglia perdere gli americani, perché potrebbe perderere anche noi.
Di certo non potremmo schierarlo nella guerra contro i nemici della musica e della cultura, perché Trump si trova molto più a suo agio dalla loro parte, almeno sotto il profilo del rispetto per la cultura e la storia. Per fortuna, però, possiamo contare su un inesauribile esercito di compositori ed esecutori. Torniamo alla musica contemporanea: sapete già che Arvo Pärt mi piace, e molto. Vi propongo ancora una sua opera: Arbos, un brano breve, ma molto intenso, eseguito da The Brass Ensemble Staatsorchester Stuttgart.
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