martedì 26 gennaio 2016

Castello di carte

Non sono certo il solo al quale l’Unione Europea oggi evoca l’immagine di un castello di carte. I miei dettagli sono che il castello è stato spostato su un tavolo all’aperto, esposto alla bora o al maestrale, e che diverse mani si affannano a sfilare quante più carte possibile dalle strutture inferiori. E sono mani sulle quali sono disegnate bandiere di tutte le nazioni appartenenti all’Unione (e anche di paesi che non ne fanno parte, aggiungo). Quello che lascia senza fiato è la determinazione con cui si continua questo gioco autodistruttivo, alla fine del quale, sotto le macerie dell’Europa politica, resterà un’Europa geografica dove riemergeranno i fantasmi del passato, quelli peggiori.
La miopia di chi guida i paesi europei è l’unico elemento comune a leader (parola che uso in maniera inappropriata) incapaci di guardare un orizzonte temporale che si misuri in giorni e non in ore. Uomini e donne del tutto inadeguati alla gravità dei problemi con cui ci confrontiamo e dimentichi del ruolo cui sono stati chiamati: emuli di Sansone perseguono con ostinazione il disfacimento di ciò che garantisce ai loro popoli un futuro. Perché è questo, purtroppo, di cui tutti sembrano dimenticarsi, ossia che la difesa di quelle che sembrano, oggi, le aspirazioni dei loro cittadini produrrà domani condizioni di gran lunga peggiori di quelle attuali e qualcuno, in giro per il mondo, potrà usare per l’Europa le parole che il Principe Klemens Von Metternich impiegò per l’Italia circa duecento anni fa. E lo farà a ragion veduta.
Sul contributo italiano a questo disfacimento, poche parole di Maurizio Ferrera da un breve articolo sul Corriere di oggi: http://www.corriere.it/opinioni/16_gennaio_25/se-twitter-boomerang-renzi-social-media-733d3fe8-c3a4-11e5-b326-365a9a1e3b10.shtml.
Buona stampa. Soprattutto perché sottolinea come, alla ricerca del facile consenso di pochi, si trascuri buona parte di quello che renderebbe credibili alcune richieste ragionevoli, ma tant’è…
Nella guerra contro i nemici della cultura e della musica oggi ascoltiamo due brani. Il primo, del complesso canadese Esmerine (https://en.wikipedia.org/wiki/Esmerine) si intitola Snow Day For Lhasa, dedicato alla cantante Lhasa de Sela (https://en.wikipedia.org/wiki/Lhasa_de_Sela).


Il secondo pezzo, ovviamente, è cantato da Lhasa stessa, una voce spentasi troppo presto: De Cara a La Pared, forse il suo brano più conosciuto.



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