Non sono certo il solo al quale l’Unione Europea oggi evoca l’immagine di un castello di carte. I miei dettagli sono che il castello è stato spostato su un tavolo all’aperto, esposto alla bora o al maestrale, e che diverse mani si affannano a sfilare quante più carte possibile dalle strutture inferiori. E sono mani sulle quali sono disegnate bandiere di tutte le nazioni appartenenti all’Unione (e anche di paesi che non ne fanno parte, aggiungo). Quello che lascia senza fiato è la determinazione con cui si continua questo gioco autodistruttivo, alla fine del quale, sotto le macerie dell’Europa politica, resterà un’Europa geografica dove riemergeranno i fantasmi del passato, quelli peggiori.
Sul contributo italiano a questo disfacimento, poche parole di Maurizio Ferrera da un breve articolo sul Corriere di oggi: http://www.corriere.it/opinioni/16_gennaio_25/se-twitter-boomerang-renzi-social-media-733d3fe8-c3a4-11e5-b326-365a9a1e3b10.shtml.
Buona stampa. Soprattutto perché sottolinea come, alla ricerca del facile consenso di pochi, si trascuri buona parte di quello che renderebbe credibili alcune richieste ragionevoli, ma tant’è…
Nella guerra contro i nemici della cultura e della musica oggi ascoltiamo due brani. Il primo, del complesso canadese Esmerine (https://en.wikipedia.org/wiki/Esmerine) si intitola Snow Day For Lhasa, dedicato alla cantante Lhasa de Sela (https://en.wikipedia.org/wiki/Lhasa_de_Sela).
Il secondo pezzo, ovviamente, è cantato da Lhasa stessa, una voce spentasi troppo presto: De Cara a La Pared, forse il suo brano più conosciuto.
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