giovedì 28 gennaio 2016

Ottobre Rosso


Caccia a Ottobre Rosso (The Hunt for Red October: http://www.imdb.com/title/tt0099810/?ref_=fn_al_tt_2) è, secondo me, uno dei migliori film d’azione della seconda metà del secolo scorso e anche di tutta la storia del cinema.

Tom Clancy, autore del racconto da cui è tratta la sceneggiatura, oltre a essere un eccellente artigiano della narrativa, aveva una grande cultura in materia di navi da guerra e aveva scritto alcuni testi importanti sull’argomento. Difficilmente, dunque, avrebbe potuto deludere nel delineare la vicenda del sottomarino sovietico, il prodotto più avanzato della tecnologia made in USSR, che, per decisione del suo comandante Marko Ramius (Sean Connery), cerca di raggiungere gli USA per consegnarsi al governo americano e di sfuggire alla caccia spietata che gli viene data dall’aviazione e, soprattutto, dalla marina sovietiche.
Per chi di voi tre non lo avesse visto, basti questa sintesi breve (e il suggerimento di vederlo al più presto). Gli altri sanno di cosa sto parlando. 
In una delle scene cruciali della pellicola, quella che segna l’insuccesso dei sovietici nel bloccare la fuga nella profondità delle acque dell’Oceano Atlantico, il comandante del sottomarino americano Dallas, che ormai protegge Ottobre Rosso, si inserisce nella traiettoria di un siluro lanciato dal Konovalov, il sottomarino sovietico che ha agganciato il disertore e intende affondarlo.
La manovra del Dallas riesce alla perfezione e il siluro (intelligente?) cambia bersaglio e distrugge il sottomarino che lo ha sparato. Pochi instanti prima dell’impatto, uno degli ufficiali in seconda del Konovalov, che aveva dissentito dalla decisione del comandante di sparare il siluro, lo guarda e dice: You killed us. Ho trovato la scena su Youtube. Vale la pena guardarla.


Perché questo sfoggio di cultura cinematografica? Perché, se io fossi alla guida di una delle grandi banche italiane, direi esattamente le stesse parole a Renzi e Padoan. Il modo in cui hanno gestito la questione delle sofferenze che hanno congelato il sistema creditizio italiano è esattamente come il siluro lanciato dal Konovalov: anziché aiutare a risolvere il problema, lo ha reso più complicato. Pochi hanno il coraggio di dirlo esplicitamente, ma la prosopopea incerta dei governanti italiani, unita all’arroganza verso le istituzioni europee, ha finito per dilatare i tempi necessari per arrivare a una soluzione e per rendere quest’ultima di gran lunga meno certa ed efficace di quanto dovrebbe essere.
E l’andamento dei corsi azionari sta lì a dimostrarlo. I mercati finanziari non credono che la questione sia stata realmente risolta così come non credono che Renzi sia effettivamente in grado di portare l’Italia fuori dai guai. Per restare nelle similitudini marinare, i mercati vedono il nostro paese come un’enorme nave da crociera che, infilatasi chissà come nel profondo di una laguna disseminata di secche (in effetti gran parte degli italiani sanno bene perché siamo finiti lì dentro, ma preferiscono non guardare in faccia la realtà), non è ovviamente in grado di uscirne, a meno di avviare sul posto una radicale modifica dello scafo e un non meno drastico ridimensionamento delle sovrastrutture. E a quanto pare non c’è in giro nessuno che lo voglia fare.
Come potrei, a questo punto, non affidarmi alle parole di Edward R. Murrow?
Buonanotte e buona fortuna.

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