giovedì 26 novembre 2015

I nemici dell'Italia migliore


In vita mia mi è accaduto di partecipare soltanto a funerali celebrati con rito cattolico o ebraico. Non ho esperienza di altre religioni o di cerimonie laiche. Sia nelle chiese che nei cimiteri ebraici mi sono ovviamente adeguato alle regole di comportamento (per capirci: scoprendo il capo in un caso, coprendolo nell’altro), ma non ho preso parte alle preghiere e non ho replicato i gesti dei fedeli presenti. Lo stesso è accaduto quando ho partecipato a matrimoni celebrati in chiese cattoliche. Si tratta di una forma di rispetto: penso che sarebbe ingiusto, ipocrita e offensivo manifestare adesione a una fede cui non appartengo. Compiendo quei gesti e pronunciando quelle preghiere credo che svilirei gli uni e le altre agli occhi di coloro per i quali hanno un significato e un valore profondo che io, lo dico con sincero rammarico, non ho la fortuna di condividere.
Mi sembra di non fare nulla di particolare, semplicemente mi adeguo a quelli che sono principi del pensiero liberale, dei quali la nostra cultura è, come non gioirne ogni giorno?, intrisa profondamente. O dovrebbe essere intrisa profondamente.
Martedì si sono celebrati i funerali di Valeria Solesin, la vittima italiana delle stragi dei fondamentalisti islamici di Parigi: una cerimonia di Stato, laica, in Piazza San Marco a Venezia.
Il padre, Alberto Solesin, ha pronunciato un breve discorso che, purtroppo, non viene riportato integralmente in nessun sito (o almeno io non sono riuscito a trovarlo). Con piacere ho fatto lavorare lo scanner e acquisito il testo pubblicato dal Corriere del Veneto.



Dirò soltanto che sono orgoglioso di essere concittadino di Alberto Solesin, di sua moglie Luciana e di suo figlio Dario. E di Valeria.  
Lo sono molto meno di esserlo di alcuni personaggi che, non vedo perché trattenermi, rappresentano la mediocrità più squallida e miserabile non solo dell’Italia, ma direi dell’umanità intera.
Cominciamo con Renato Farina, giornalista (anche se non è corretto definirlo tale perché si era dimesso dall’Ordine che, peraltro, lo aveva sospeso e lo aveva successivamente radiato, cose che accadono soltanto in Italia. Potete leggere di questa paradossale vicenda e di altro qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Renato_Farina) de Il Giornale. Ieri è apparso questo suo commento: http://www.ilgiornale.it/news/politica/quelladdio-valeria-nella-terra-nessuno-1198300.html.
Mala stampa. Della peggiore qualità. Niente di quello che scrive Farina ha a che fare con le scelte della famiglia di Valeria e con quanto ha detto il padre. Si tratta di bieca strumentalizzazione.
E lo stesso vale per quanto sostenuto da Roberto Marcato, assessore regionale leghista del Veneto in questa intervista al Corriere del Veneto: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2015/26-novembre-2015/a-me-quella-piazza-non-piaciuta-bisogna-scegliere-che-parte-stare-2302243332475.shtml.
Buona stampa. Solo perché Marco Bonet ha tentato di impedire a Marcato di sfruttare la circostanza per fare avvilente propaganda politica, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire (e qui mi trattengo, ça va sans dire).
I nemici della nostra cultura e della nostra civiltà, purtroppo, si annidano anche tra di noi.
Contro di loro, oltre che contro i nemici che qui combatto da mesi nel mio piccolo, schiero, com’è scontato, Beethoven e il suo Inno alla Gioia. Ho scelto l’esecuzione dei Berliner Philharmoniker diretti da Herbert Von Karajan.



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