Nel Buongiorno di martedì, che vi avevo consigliato di
leggere, Massimo Gramellini suggeriva che le televisioni del tizio decrepito abbiano
rivestito un ruolo cruciale nel cambiamento (in peggio) della testa degli
italiani.
Concordo con lui soltanto in parte, nel senso che anche le
altre più seguite reti televisive offrono programmi che propongono volgarità, aggressività
e turpiloquio quali elementi principali e vincenti del comportamento umano.
In altre parole, se non c’è dubbio che le televisioni hanno
svolto un ruolo cruciale nel modificare (ripeto: in peggio) il nostro modo di
pensare, di agire e di parlare, è anche vero che tale responsabilità va
ascritta a tutti canali televisivi, sia pure riconoscendo a quelli del tizio
decrepito una particolare determinazione nel guidare la corsa alla spazzatura (trash).
L’argomento delle nostre, deteriorate, qualità individuali
lo potete ritrovare in un malinconico editoriale di Ernesto Galli della Loggia,
pubblicato tre giorni fa dal Corriere della Sera: http://www.corriere.it/editoriali/14_febbraio_03/linguaggio-dell-incivilta-0ec4559c-8c9c-11e3-b3eb-24c163fe5e21.shtml.
Buona stampa.
Penso che Galli della Loggia, tra le altre cose, dipinga con
precisione lo smarrimento causato in noi, diversamente giovani, dal modo di
essere delle nuove e nuovissime generazioni, così lontano da quello cui siamo
stati abituati (ed educati).
Così come, con molta precisione, il giorno seguente sempre
sul Corriere della Sera, Goffredo Buccini faceva riflettere sui rischi della
comunicazione attraverso internet e su altri argomenti pesanti: http://archiviostorico.corriere.it/2014/febbraio/04/Libro_Rogo_Cervelli_Acqua_gli_co_0_20140204_8b66539a-8d67-11e3-87b0-535e9c13aade.shtml.
Buona stampa.
A me pare che, soprattutto nel caso di Facebook e di
Twitter, i nuovi modelli di comunicazione si rivelino capaci di produrre un
effetto pericoloso nel rapporto tra chi la comunicazione invia e chi la riceve,
nel senso che, come osserva correttamente Buccini, troppo spesso si accetta passivamente
quel che viene detto, assumendone la validità senza alcuna valutazione critica.
Questo è tanto più grave quando accade per le comunicazioni
dei politici, molti dei quali si servono dei nuovi media con disinvoltura e con
frequenza. E sfruttano la tendenza, da parte di molti giornalisti, a riprendere
le loro affermazioni senza riflettere e senza analizzarle criticamente.
Enrico Letta è sicuramente un politico che fa largo uso dei
cosiddetti social network e che, in
ogni caso, si da un gran daffare perché le sue affermazioni siano pubblicate generosamente.
E lo fa sapendo di poter contare sul fatto che, ormai, anche nei quotidiani
maggiori e più autorevoli, il senso critico scarseggia.
Consideriamo la recente missione in Medio Oriente (il
termine viaggio potrebbe far apparire riduttivo l’evento). Letta ha spacciato
come un grande successo l’accordo con il Kuwait, il cui fondo sovrano potrebbe
investire in Italia 500 milioni di euro da destinare al sistema delle piccole e
medie imprese. Intendiamoci, meglio poco che niente, ma per rendersi conto di
che cosa si tratta, ricordiamo che il patrimonio del KIA (http://www.kia.gov.kw/En/Pages/default.aspx) è stimato in circa 300
miliardi di dollari, come bene ricorda un pezzo del quotidiano on line
lettera43 (http://www.lettera43.it/economia/macro/kuwait-investment-authority-le-partecipazioni-del-fondo_43675121505.htm).
Buona stampa.
Il Kuwait ha certamente accolto con cortesia e con sfarzo il
nostro Presidente del Consiglio, ma poi gli ha messo in mano qualche spicciolo.
Non molto diversa la vicenda dell’accordo (tutt’altro che
definito: siamo ancora ai primissimi passi di un negoziato nient’affatto
scontato) tra Etihad e Alitalia. La compagnia di bandiera degli Emirati Arabi
Uniti, ammesso che il management di Alitalia ponga in essere determinate misure
considerate essenziali e propedeutiche alle eventuali nozze, investirà
nell’azienda italiana 350 milioni di euro. Tanto per capirci: in questi giorni
Alitalia ha ottenuto da Unicredit, Banca Intesa, Monte dei Paschi e, se ricordo
bene, Credito Valtellinese una nuova linea di credito per circa 160 milioni di
euro, lo stretto necessario per pagare gli stipendi e i fornitori di carburante
per qualche settimana.
Anche dagli Emirati Arabi Uniti, dunque, vengono ben pochi
di quei “fatti” di cui si vanta Enrico Letta.
E comincia a sembrarmi stucchevole la difesa a oltranza che
del suo governo fa il Presidente della Repubblica. In realtà, entrambi sono
incapaci di uscire dalle logiche in cui hanno sviluppato le loro carriere
politiche, diverse solo per la lunghezza. Il paese ha bisogno di un esecutivo
che sappia davvero dove mettere le mani e che non sia succube della burocrazia
come, invece, si rivela ogni giorno di più quello guidato da Letta. E il paese ha
bisogno di un Presidente della Repubblica che pungoli e non puntelli il
governo e che non sia lui pure succube delle alte gerarchie della Pubblica Amministrazione.
La patetica mancanza di coraggio si fonde con la perdita di
senso della realtà e ben pochi giornalisti hanno il coraggio di scriverlo, non
trovando di meglio da fare che occuparsi delle manfrine dei vari partiti e dei
loro sedicenti leader.
Il futuro che ci attende, lungi dall’essere quello
sfavillante che tenta di spacciarci Enrico Letta, è durissimo, anche perché la
credibilità della classe politica italiana, a livello internazionale, è a dir
poco modesta. E il Presidente del Consiglio farebbe meglio a non illudersi di
trovare comprensione da parte dell’Europa. Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna
ci hanno lasciati soli. Loro i compiti a casa li hanno fatti. Noi, molto
semplicemente, abbiamo deciso di continuare a non farli. E il ritratto dell’Italia
che fa lo storico Valerio Castronovo in un articolo pubblicato ieri dal
Sole 24Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-02-05/una-classe-non-dirigente-064113.shtml?uuid=AB6hUYu)
è perfetto, crudo e impietoso, ma perfetto.
Buona stampa. Anzi di più.
Buona notte e buona fortuna.
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