Si rafforza in me il timore che la nostra società non sappia
trarre beneficio dalla grande capacità di diffondere informazioni e, perché
no?, anche cultura offerta dai mezzi di comunicazione disponibili.
Gli strumenti che la tecnologia ci offre vengono impiegati
in maniera spesso dissennata, oltrepassando limiti che dovrebbero essere
invalicabili e che, al contrario, vengono violati anche (vien da dire
soprattutto) da coloro i quali dovrebbero difenderli con le unghie e con i
denti.
Un esempio è questo video di fine aprile, del quotidiano inglese
Telegraph, disponibile su YouTube, nel quale si parla delle condizioni di
Nelson Mandela, poi peggiorate ulteriormente negli ultimi giorni.
Le immagini del leader sudafricano mi
sembrano intollerabili. Non riesco a immaginare una ragione decente per mostrare
l’agonia di un uomo di 94 anni, consumato dalle malattie respiratorie contratte
durante la lunghissima detenzione subita sotto il regime razzista che, quando,
per fortuna, ne ha avuto la possibilità, ha saputo riformare con straordinario
equilibrio.
Guardate.
Chi abbia vissuto, come me, l’agonia di una persona cara
cercando di proteggerla dalla curiosità morbosa e invadente di gente che voleva
solo catturare un dettaglio da poter in fretta fare oggetto di pettegolezzo, sa
di cosa parlo.
Spero di essere stato chiaro, anche se mi rendo conto che
emotivamente l’argomento mi priva della lucidità necessaria.
Com’è patetico il lamento di coloro i quali si accogono
dell’invadenza dei media soltanto quando ne mettono in mostra gli aspetti che
vorrebbero tenere nascosti. Com’è grottesco ascoltare le loro proteste dopo che
hanno cercato quasi disperatamente notorietà e attenzione, sfruttando tutte le
possibilità offerte anche dai più squallidi fogli e programmi televisivi. E in Italia, siccome sappiamo sempre fare meglio degli altri (si fa, come ovvio, per dire) gli esempi si sprecano e non sarò io a dare a certa gente un altro, pur infimo, spazio.
Chiudo con una canzone di Jacques Brel, scelta non tanto per
il titolo, che pure ci sta, ma per l’ironia del testo
(http://www.infinititesti.com/2012/02/09/jacques-brel-le-moribond-testo-e-traduzione/).
Sa il cielo se abbiamo bisogno d’ironia, di tantissima ironia, per sopportare
quello che accade attorno a noi.
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