Giangiacomo Schiavi è uno dei vicedirettori del Corriere della Sera. Scrive prevalentemente di vicende milanesi e lombarde, il che, ovviamente, spiega perché sia lui, oggi, ad affrontare la questione dell’arresto del vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani. E lo fa, tra l’altro, sottolineando come si trattasse della persona sbagliata per quell’incarico. Ecco il collegamento al pezzo di Schiavi: http://www.corriere.it/opinioni/15_ottobre_14/verdetto-buon-senso-non-doveva-arrivare-fin-li-580b2de0-7230-11e5-b015-f1d3b8f071aa.shtml#.
Buona stampa. Riprendo un passaggio che mi pare essenziale: “È difficile spiegare, a chi non ha attenuanti se sbaglia una lettera su un modulo fiscale o non viene perdonato se paga un bollettino in ritardo, che un politico, un pubblico ufficiale che dovrebbe essere al servizio della comunità, «ha una propensione alla violazione delle regole», trucca le aste, briga per gli appalti, usa i suoi poteri per interessi personali, traffica per sistemare i suoi sodali. È difficile chiedere il rispetto delle regole se chi dovrebbe dare l’esempio è il primo a violarle, facendo prevalere attraverso il potere della carica il particulare di guicciardiniana memoria, ostentando perfino il proprio conflitto di interessi (Mantovani è il fondatore della Cooperativa Sodalitas, che si occupa di residenze per anziani).”