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domenica 23 giugno 2013

Le interviste sono altra cosa


Oggi l’inserto del Corriere laLettura ospita un’intervista al puparo dello psiconano+barba-Mediaset, ossia il titolare di un’altra testa più ordinata fuori che dentro (opinione già manifestata in passato che, non dirò altro, è rimasta immutata).
Stampa così e così. Non tanto per quel che dice Casaleggio, di cui ognuno può e deve farsi una propria opinione leggendo, quanto piuttosto perché si tratta di un’intervista come usa oggi, ossia spedendo all’intervistato una lista di domande alle quali segue una lista di risposte, senza nessun contraddittorio. Niente male, non c’è che dire…
E’ vero, ho più capelli bianchi che grigi e più grigi di quelli del castano vagamente simile all’originale rimasti, e ne sono rimasti pochi di ognuno dei tre colori. Detto altrimenti: sono piuttosto datato. E, di conseguenza, sono portato a rimpiangere i tempi in cui le interviste si svolgevano tra due umani, non tra pezzi di carta, e l’umano che poneva le domande, se sapeva fare il suo mestiere, quando le risposte risultavano insoddisfacenti, tirava fuori denti e unghie per mettere in difficoltà l’intervistato e farne risaltare le contraddizioni o le affermazioni prive di adeguate argomentazioni.
Niente del genere, ovviamente, troviamo nella pseudo-intervista di Serena Danna al puparo. Qualità e attualità della quale, tra l'altro, risentono anche del lasso di tempo intercorso tra l’invio delle domande e la ricezione delle risposte. Chissà cosa ne direbbe Oriana Fallaci, una che le interviste, quelle vere, le sapeva fare? Io credo che ne direbbe male e non credo di sbagliare.
Musica, come sempre indispensabile sollievo (l’ho già detto, ma mi va bene ripetermi).
Torniamo alle interpretazioni di uno stesso brano da parte di diversi musicisti.
Il pezzo è di Damien Rice (http://en.wikipedia.org/wiki/Damien_Rice), un cantautore irlandese la cui popolarità ha tratto grande vantaggio dall’utilizzo di alcune sue composizioni come colonne sonore di serie televisive di successo.
Il brano si intitola The Blowers Daughter. Ascoltiamo per primo l’autore.


La seconda esecuzione, solo strumentale, è quella del trio Doctor 3 (Rea-Pietropaoli-Sferra), di cui vi ho già suggerito un ascolto in passato.


L’ultima interpretazione è quella di Megan Hilty, attrice e cantante americana.


lunedì 18 febbraio 2013

E musica sia


Per oggi una sola lettura, per giunta breve. Si tratta di un articolo del Sole 24 Ore, firmato da Vittorio Da Rold, che ci aggiorna sulla situazione della Grecia: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-02-18/leggenda-grecia-fiamme-clamorosa-195713.shtml?uuid=AbGrdfVH.
Buona stampa. Soprattutto perché sembra che, pur in condizioni ancora molto difficili per la popolazione, il Governo ellenico stia costruendo un futuro migliore, del quale, lo spero vivamente, i maggiori beneficiari saranno i greci.
E veniamo alla promessa. Ossia veniamo alla musica.
Il primo ascolto che vi propongo è una colonna sonora, quella di un film che ricordo molto bello, tratto da un libro che ricordo anche più bello: To Kill a Mockingbird (Il buio oltre la siepe). Il romanzo di Harper Lee è un vero gioiello della narrativa americana dello scorso secolo e il film, con un grande Gregory Peck (vinse l'Oscar), pur accentuandone gli aspetti drammatici e anche un po’ angoscianti, non ne tradiva lo spirito. Un ritratto dell’America che credo abbia dato un contributo importante al superamento del razzismo.
Vi propongo la versione della colonna sonora interpretata dal trio Doctor 3, formato da Danilo Rea al piano, Enzo Pietropaoli al basso e Fabrizio Sferra alla batteria. L’album è Blue, del 2007.


Cambiando genere, passiamo a un altro brano tratto da una colonna. La pellicola è Crash, di Paul Haggis, un film intenso, violento, ma non privo di speranza. Il pezzo s’intitola In The Deep ed è interpretato da Bird York. A me piace moltissimo.


Chiudo con qualcosa di meno drammatico, un blues del grande John Mayall con Eric Clapton alla chitarra; “roba” inglese del 1966, grande qualità: All Your Love. Buon ascolto.