Sono abbastanza vecchio da poter dire che, negli ultimi
trentacinque-quaranta anni, non si è mai raggiunto un livello di tensione
internazionale come quello scaturito dall’invasione russa della Crimea.
Escludo, per il semplice fatto che non riuscirebbero a mandare i loro cittadini
a morire per l’Ucraina, un intervento diretto dei paesi occidentali per
contrastare le forze armate di Putin (il quale, ancora per un po’ quantomeno,
può mandare i suoi cittadini a morire dove crede).
Voglio essere equilibrato e guardare la cosa senza cedere al
pessimismo o all’ottimismo. Certo è che mi sembra a dir poco preoccupante trovare
questo giudizio su Putin attribuito ad Angela Merkel: «Vive in un altro mondo» (http://www.corriere.it/esteri/14_marzo_03/ucraina-non-cedera-mai-crimea-567931aa-a2c2-11e3-b600-860f014e2379.shtml).
In queste ore, ovviamente, c’è molto da leggere
sull’argomento. A me è piaciuta questa analisi del Financial Times: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/24896ca4-a2c3-11e3-ba21-00144feab7de.html?siteedition=intl#axzz2uv2Fh6OK.
Buona stampa.
Comunque vada a finire questa storia, temo che non ci farà compiere
passi avanti verso un mondo migliore. A meno che la Piazza Rossa non diventi
come Piazza Maidan. Oltre che poco probabile, questo evento, però, non è forse neppure auspicabile. Purtroppo, nel XXII Secolo, le piazze che invocano la
democrazia finiscono per ottenere ben altro.
Buona notte e buona fortuna.
E un altro augurio, attraverso un brano musicale. Credo non servano spiegazioni: si tratta di Graceful
Touch, eseguito dal trio formato da Tord
Gustavsen al piano, Harald Johnsen al contrabbasso e Jarle Vespetad alla
batteria. L’album da cui è tratto, del 2003, s’intitola Changing Places.
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