Oggi, sul Corriere della Sera, Milena Gabanelli ripercorre le audizioni idei vertici di Consob davanti alla Commissione parlamentare sulle crisi bancarie: http://www.corriere.it/cronache/17_dicembre_21/verita-nascoste-consob-commissione-banche-6e397692-e616-11e7-a31d-9c65415bd8d8.shtml.
Buona stampa. Ne emerge un ritratto spietato sia sul piano professionale che su quello umano di Vegas, Apponi, D’Agostino e Providenti, ossia il Presidente e tre tra i massimi dirigenti della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa. Qui, sul sito della Consob, potete trovare la descrizione della sua attività: http://www.consob.it/web/area-pubblica/attivita.
Quanto Consob si sia dimostrata all’altezza delle proprie competenze, direi che appare evidente da tutti gli articoli dedicati alle crisi bancarie italiane e alla ricostruzione che ne viene fatta davanti alla Commissione parlamentare in queste settimane.
Il pezzo di Gabanelli mi sembra dire quasi tutto, sebbene morda meno di quanto mi sarei aspettato (anche lei sarà influenzata dal clima natalizio?): sono d’accordo quando sostiene che l’inadeguatezza di Consob dipende dall’interferenza della politica, ma credo avrebbe dovuto fare un passo ulteriore e sottolineare come, se anche la politica non interferisse, resterebbe un problema di competenza e di adeguatezza del personale. La politica nomina il presidente, i dirigenti, però, provengono nella grande maggioranza dalla carriera nella pubblica amministrazione. Dovrebbero arrivare al vertice di un’autorità dell’importanza di Consob per merito e per preparazione. E’ lecito dubitare che sia accaduto? E che accada anche in futuro?
Per quel poco che vale, la mia opinione è che anche l’immagine di Banca d’Italia, già piuttosto offuscata, esca gravemente compromessa dalle audizioni davanti alla Commissione parlamentare. Direi compromessa al punto da far ritenere indispensabile anche a Palazzo Koch una pulizia profonda e decisa.
Il Governatore Visco ha riconosciuto che, forse, l’istituzione da lui guidata ha dormicchiato. Altrove, dopo un’ammissione del genere e alla luce delle conseguenze della pennichella, il Governatore della banca centrale, anziché continuare a difendere sé stesso e, non interamente, l’organizzazione da lui guidata, avrebbe chiesto di togliere il disturbo. Visco, da bravo burocrate italiano, si è ben guardato dal farlo. Intende restare al suo posto. E riuscirà nell’intento. I burocrati italiani sanno bene come sfruttare le debolezze della classe politica, la cui generale incompetenza è conclamata in tutti gli schieramenti e a tutti i livelli amministrativi. Un politico impreparato e interessato a conservare il proprio posto al sole (grande o piccolo non importa), si affida alla burocrazia, alla quale non pare vero di trovarsi a controllare di fatto chi dovrebbe controllarla. E per garantire la propria sopravvivenza, i dirigenti pubblici, ormai in grado di stabilire il contenuto della produzione normativa a tutti i livelli amministrativi, hanno imparato non solo a dominare e ingraziarsi la classe politica, ma anche a trasmettere messaggi con cui cercano di accattivarsi la simpatia dei cittadini.
Ecco un breve articolo da The Financial Times in cui si da conto dell’audizione di Visco davanti alla Commissione parlamentare: https://www.ft.com/content/601d5637-f181-38ed-b8ff-5efcb8d087c0.
Buona stampa. Riprendo alcune parole di Visco, già ben evidenziate dal quotidiano inglese: “Numerous technical decisions in Europe were conditioned by countries that intervened massively with public funds to support banking systems hit by the global financial crisis. In an especially unfavourable macroeconomic contest, these choices did not help to make the management of banking crises in our country more speedy or effective.”
Credo che il significato di queste parole sia immediatamente comprensibile anche a chi non conosce l’inglese, ma traduco: “In Europa numerose decisioni tecniche sono state influenzate da nazioni nelle quali si erano effettuati massicci interventi con denaro pubblico per sostenere sistemi bancari colpiti dalla crisi finanziaria globale. In un contesto macroeconomico particolarmente sfavorevole, queste scelte non hanno permesso che la gestione delle crisi bancarie del nostro paese fosse più rapida o più efficace.”
A me sembrano parole più adatte a un candidato alle prossime elezioni politiche che alla persona alla guida dell’autorità responsabile della vigilanza sul sistema bancario italiano, sia pure con un potere ridotto da quando, nel 2014, è stata introdotta la vigilanza della BCE sugli istituti di maggiori dimensioni. Credo di essere stato chiaro…
Quanto ala Commissione parlamentare sulle crisi bancarie, sono persuaso che si riveli del tutto inadeguata a chiarire le responsabilità delle crisi stesse. E’ diventata un altro luogo di scontro tra i partiti, tra le istituzioni e tra partiti e istituzioni, contribuendo ad approfondire la distanze degli uni e delle altre dai cittadini, il cui denaro è stato bruciato (sia attraverso l’intervento pubblico sia attraverso l’allocazione impropria di importanti quote di risparmio) per sostenere un sistema bancario la cui crisi, checché ne dicano politica e burocrazia, era tutt’altro che imprevedibile.
Ne riparleremo.
Ne riparleremo.
Nessun commento:
Posta un commento