venerdì 27 ottobre 2017

Agronomi e CT della Nazionale

Occupandomi di agricoltura da qualche anno, ho la presunzione di capirne qualcosa. Non molto, sia chiaro, ma abbastanza da condurre in maniera appropriata un’azienda di medie dimensioni specializzata nei seminativi annuali tipici della pianura Padana. Non ho una preparazione scientifica, non ho un diploma né, tanto meno, una laurea in materia. Ho conoscenze maturate in oltre trent’anni sia attraverso l’esperienza sia attraverso la lettura sia, infine, grazie al rapporto con specialisti del settore che mi hanno trasmesso parte delle loro conoscenze. 
Mi piace pensare anche che un ruolo lo giochi la genetica e in me vi sia almeno una parte della competenza di mio nonno materno, agricoltore nella Bassa Padovana, capace e stimato per tutta la sua lunga vita.
Una delle cose che capisco è senz’altro che il tema viene affrontato con grande leggerezza e senza adeguata conoscenza dell’argomento da parte di molte persone. Per ovvie ragioni, di agricoltura si parla molto: quanto si produce in campagna diviene in larga parte, direttamente o indirettamente, alimento per l’uomo. Legittimo e comprensibile che ci si preoccupi della qualità di ciò che arriva sulle tavole dei consumatori. Importante, però, come dovrebbe accadere per ogni argomento, sarebbe che la questione non venisse affrontata in base a pregiudizi e ignorando le effettive conoscenze scientifiche in materia.
Voi tre avrete senz’altro intuito la ragione che mi spinge a parlare di agricoltura: in questi giorni l’Unione Europea dovrebbe decidere se autorizzare ancora l’impiego del Glifosate (un diserbante messo a punto dall’azienda americana Monsanto e utilizzato dagli anni Settanta del secolo scorso) nelle campagne dei paesi membri. Dico dovrebbe perché, al momento, sembra che Commissione ed Europarlamento siano molto lontani e che, anche tra gli stati membri, le posizioni siano distanti, quindi non sembra esserci ancora un orientamento definitivo. 
Credo che non esista un fitofarmaco altrettanto famoso. Il Glifosate (Glyphosate in inglese, glifosato secondo la versione, meno corretta, preferita nel nostro paese) ha una notorietà superiore a quella di alcune stelle del cinema e da tempo gode dell’attenzione della stampa e delle valutazioni di svariate migliaia di italiani che neppure sanno come viene impiegato, ma pensano di poter dire la loro… Torniamo alla decisione che dovrebbe essere presa dagli organi comunitari.
Il Ministro delle Politiche Agricole, Martina, e quello della Salute, Lorenzin, hanno schierato senza riserve l’Italia dalla parte di chi vorrebbe mettere al bando questo erbicida. Una scelta che mi convince assai poco e che, alla luce delle ormai imminenti elezioni, mi induce a pensare che abbiano inteso appuntarsi sul petto una medaglia da far brillare davanti agli occhi degli elettori.
Non svelerò nulla di più della mia opinione, che ovviamente c’è e traspare da quanto precede. Vi suggerirò due collegamenti, utili per approfondire l’argomento e formarvi la vostra idea sottraendovi alla tentazione comune a tanti italiani, convinti di potersi esprimere su qualsiasi tema con competenza persino superiore a quella con cui parlano di calcio al bar.
Il primo collegamento è alla pagina di Radio3 Europa, una trasmissione di approfondimento di Rai Radio 3, che oggi si è occupata anche di Glifosate: http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-08f2f69c-cf39-42ec-9eac-76af71617fd2.html.
Buona stampa. Anche se non mi piace questo passaggio della presentazione: “Sviluppato dalla Monsanto, è la sostanza attiva erbicida più venduta al mondo ed è al centro di una forte controversia scientifica internazionale sul suo probabile potenziale cancerogeno”. Non mi piace perché, come emerge anche nel corso della trasmissione, proprio la controversia scientifica dimostra che non esiste certezza di un “probabile potenziale cancerogeno” e quindi è improprio parlarne.
Ascoltate la trasmissione e, poi, cercate in rete, come ho fatto io, informazioni sulle due persone che rappresentavano i diversi punti di vista. Confrontate la dimensione degli argomenti che ognuno dei due (Maria Grazia Mammuccini e Donatello Sandroni) porta alla propria posizione. 
E, se avete voglia di leggere un interessante documento citato nel corso della trasmissione, potete farlo qui: https://apvma.gov.au/node/13891. Si tratta della valutazione della pericolosità del Glifosate da parte dell’autorità del governo australiano che si occupa di pesticidi e medicina veterinaria. A riguardo, ricordo solo che l’Australia è uno dei paesi che maggiormente dedica attenzione alla protezione dell’ambiente e alla salute della popolazione.
Prima di chiudere vi suggerisco di leggere questa nota dal sito di Coldiretti, la maggiore associazione di categoria del mondo agricolo (nella quale io non mi riconosco): http://www.coldiretti.it/ambiente-e-sviluppo-sostenibile/glifosato-ora-stop-import.
La propongo proprio perché l’argomento viene usato in modo strumentale anche da chi dovrebbe rappresentare le aziende agricole. A mio modesto avviso, Coldiretti dovrebbe preoccuparsi meno di bloccare le importazioni dal Canada e più di creare le condizioni per sviluppare collaborazioni durature e trasparenti tra produttori agricoli e industria alimentare italiani.
Troppa gente parla di agricoltura senza rendersi conto che, in assenza di un cambiamento profondo delle condizioni in cui operano molti imprenditori del settore, poco per volta tanti di loro saranno costretti ad abbandonare la terra e la terra abbandonata, checché ne possa pensare qualche nostalgico delle selve medievali, non è né bella né salubre.

1 commento:

  1. Ogni tanto scrivi e mi fa piacere. Non mi sento in grado di dire se glifosate sia o meno rischioso e se non usarlo sia per altri versi rischioso. Ma sono certo che il rischio per i cittadini di diversi paesi europei non possa essere diverso, dunque di nuovo una decisione che dovrebbe essere basata su scelte sagge sarà basata su scelte estemporanee. Cia0 a tutti Marco

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