mercoledì 18 maggio 2016

Una vittoria da non sprecare

Non si può negare che Renzi e Padoan abbiano ottenuto un successo garantendosi la concessione, da parte della Commissione Europea, di maggior flessibilità nei conti pubblici per quest’anno.
Non si può neppure negare, tuttavia, che la misura di questo successo sia da valutare attentamente e, soprattutto, non deve far perdere di vista le richieste che accompagnano la concessione.
In sostanza a me pare evidente che la Commissione abbia scelto di non esasperare la tensione all’interno della Ue e di non offrire altri argomenti ai movimenti politici che si oppongono all’integrazione europea. L’imminenza delle elezioni spagnole e del referendum nel Regno Unito ha sicuramente pesato nella decisione comunitaria. E ha senz’altro giocato a favore di Renzi e Padoan. Speriamo non si facciano troppo prendere la mano dall’euforia e si concentrino, finalmente, con la necessaria attenzione sui conti, perché non hanno alternativa a questo.
Sono senz’altro d’accordo con Federico Fubini. Il suo commento per l’edizione on line del Corriere della Sera di ieri metteva in evidenza quanto sia incerto il successo riportato da Renzi e Padoan a Bruxelles. Ecco il collegamento: http://www.corriere.it/economia/16_maggio_17/flessibilita-italia-strappa-si-ue-ma-compromesso-quanto-durera-adbe1134-1c3b-11e6-abf1-85c94a6ade8a.shtml#.
Buona stampa. E Fubini, come ho anch’io sottolineato più volte in passato, ricorda che i due problemi cruciali per l’economia italiana, debito e spesa pubblici, restano lì sostanzialmente immutati (il debito addirittura è cresciuto), quindi poco o nulla scalfiti dai provvedimenti sin cui realizzati dal governo guidato da Renzi.
Una scelta tattica (non vedo strategia in questo atteggiamento) estremamente azzardata, basata su previsioni ottimistiche che già si stanno rivelando infondate, e che ha fatto perdere tempo prezioso. Direi, anzi, che ha fatto perdere il Tempo.
Nei mesi scorsi, grazie agli effetti convergenti di diverse circostanze esterne, si erano verificate condizioni che sarebbe stato saggio sfruttare per iniziare a demolire le due montagne che schiacciano l’economia italiana e ne frenano le prospettive di ripresa. Renzi e Padoan hanno preferito occuparsi della battaglia di primavera con Bruxelles. Quando, in autunno, arriverà l’offensiva decisiva, vedremo chi vincerà la guerra, di certo il quadro è meno favorevole a Renzi e Padoan oggi di quanto fosse sei o dodici mesi orsono. E dubito che tornerà favorevole verso ottobre…
Il petrolio ha ormai riconquistato abbastanza saldamente quota 50 dollari al barile. La politica espansiva della Bce e delle altre banche centrali ha, forse, allontanato lo spettro di una più grave crisi di alcune economie emergenti, ma non ha saputo eliminare i problemi di fondo, soprattutto in Europa e in Giappone. La liquidità iniettata in dosi massicce non ha favorito la ripresa dell’inflazione, ma ha, invece, sicuramente alimentato bolle speculative e rafforzato il potenziale ricattatorio del sistema finanziario nei confronti delle banche centrali stesse, ormai in parte prigioniere delle aspettative dei mercati. Ultimo, ma non meno importante, la Cina non ha risolto i propri problemi fondamentali e non cessa di costituire un (grandissimo) punto di domanda. Questo per dire, molto in sintesi, del quadro economico internazionale.
E sorvoliamo sulle incertezze drammatiche che offre il quadro geopolitico: tutte le situazioni di crisi rimangono irrisolte e si accentua la sensazione che i principali paesi non sappiano e non possano produrre anche il più modesto risultato. Così alimentando, tra l’altro, l’avventurismo dei despoti che, purtroppo, sono ancora diffusi sul nostro pianeta. A riguardo, vi suggerisco la lettura di un breve, ma prezioso articolo di Claudio Magris sul Corriere di ieri: http://www.corriere.it/esteri/16_maggio_17/si-pompieri-ma-soltanto-se-non-c-incendio-d4745d94-1bee-11e6-86d1-c1e2db24bea0.shtml.
Buona stampa. Magris descrive con la consueta lucidità tutto il velleitarismo italiano e non solo. Siamo stati capaci di demolire, ma di fronte alla drammatica urgenza della ricostruzione balbettiamo e tremiamo. Non mi pare ci siano dubbi su cosa possano pensare i nostri nemici e anche i nostri eventuali amici di fronte a un simile atteggiamento.
La vittoria di Renzi e Padoan, dunque, si è consumata sullo sfondo della situazione economica e politica internazionale che ho frettolosamente descritto. Nel tiro alla fune con la Commissione hanno certamente strappato un discreto pezzo di cima. Mi auguro, però, che non siano tanto sprovveduti da non capire che quel po’ di corda concessa da Junker è stata concessa soprattutto per sottrarne almeno altrettanta ai sostenitori di Brexit o ai partiti spagnoli più contrari all’Europa. E mi auguro che Renzi e Padoan si facciano sfiorare dal sospetto, del quale io non riesco a liberarmi, che a Bruxelles, ma non solo lì, ci siano tanti cui farebbe molto piacere che loro, interpretando erroneamente quanto accaduto, con quella corda ci s’impicchino. Il che, ovviamente, mi preoccupa soltanto nella misura in cui confermerebbe la loro incapacità di produrre il cambiamento, tante volte promesso, di cui l’Italia ha disperato bisogno.
Buona notte e buona fortuna. 

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