giovedì 6 febbraio 2014

Cinguettio o raglio?


Nel Buongiorno di martedì, che vi avevo consigliato di leggere, Massimo Gramellini suggeriva che le televisioni del tizio decrepito abbiano rivestito un ruolo cruciale nel cambiamento (in peggio) della testa degli italiani.
Concordo con lui soltanto in parte, nel senso che anche le altre più seguite reti televisive offrono programmi che propongono volgarità, aggressività e turpiloquio quali elementi principali e vincenti del comportamento umano.
In altre parole, se non c’è dubbio che le televisioni hanno svolto un ruolo cruciale nel modificare (ripeto: in peggio) il nostro modo di pensare, di agire e di parlare, è anche vero che tale responsabilità va ascritta a tutti canali televisivi, sia pure riconoscendo a quelli del tizio decrepito una particolare determinazione nel guidare la corsa alla spazzatura (trash).
L’argomento delle nostre, deteriorate, qualità individuali lo potete ritrovare in un malinconico editoriale di Ernesto Galli della Loggia, pubblicato tre giorni fa dal Corriere della Sera: http://www.corriere.it/editoriali/14_febbraio_03/linguaggio-dell-incivilta-0ec4559c-8c9c-11e3-b3eb-24c163fe5e21.shtml.
Buona stampa.
Penso che Galli della Loggia, tra le altre cose, dipinga con precisione lo smarrimento causato in noi, diversamente giovani, dal modo di essere delle nuove e nuovissime generazioni, così lontano da quello cui siamo stati abituati (ed educati).
Così come, con molta precisione, il giorno seguente sempre sul Corriere della Sera, Goffredo Buccini faceva riflettere sui rischi della comunicazione attraverso internet e su altri argomenti pesanti: http://archiviostorico.corriere.it/2014/febbraio/04/Libro_Rogo_Cervelli_Acqua_gli_co_0_20140204_8b66539a-8d67-11e3-87b0-535e9c13aade.shtml.
Buona stampa.
A me pare che, soprattutto nel caso di Facebook e di Twitter, i nuovi modelli di comunicazione si rivelino capaci di produrre un effetto pericoloso nel rapporto tra chi la comunicazione invia e chi la riceve, nel senso che, come osserva correttamente Buccini, troppo spesso si accetta passivamente quel che viene detto, assumendone la validità senza alcuna valutazione critica.
Questo è tanto più grave quando accade per le comunicazioni dei politici, molti dei quali si servono dei nuovi media con disinvoltura e con frequenza. E sfruttano la tendenza, da parte di molti giornalisti, a riprendere le loro affermazioni senza riflettere e senza analizzarle criticamente.
Enrico Letta è sicuramente un politico che fa largo uso dei cosiddetti social network e che, in ogni caso, si da un gran daffare perché le sue affermazioni siano pubblicate generosamente. E lo fa sapendo di poter contare sul fatto che, ormai, anche nei quotidiani maggiori e più autorevoli, il senso critico scarseggia.
Consideriamo la recente missione in Medio Oriente (il termine viaggio potrebbe far apparire riduttivo l’evento). Letta ha spacciato come un grande successo l’accordo con il Kuwait, il cui fondo sovrano potrebbe investire in Italia 500 milioni di euro da destinare al sistema delle piccole e medie imprese. Intendiamoci, meglio poco che niente, ma per rendersi conto di che cosa si tratta, ricordiamo che il patrimonio del KIA (http://www.kia.gov.kw/En/Pages/default.aspx) è stimato in circa 300 miliardi di dollari, come bene ricorda un pezzo del quotidiano on line lettera43 (http://www.lettera43.it/economia/macro/kuwait-investment-authority-le-partecipazioni-del-fondo_43675121505.htm).
Buona stampa.
Il Kuwait ha certamente accolto con cortesia e con sfarzo il nostro Presidente del Consiglio, ma poi gli ha messo in mano qualche spicciolo.
Non molto diversa la vicenda dell’accordo (tutt’altro che definito: siamo ancora ai primissimi passi di un negoziato nient’affatto scontato) tra Etihad e Alitalia. La compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti, ammesso che il management di Alitalia ponga in essere determinate misure considerate essenziali e propedeutiche alle eventuali nozze, investirà nell’azienda italiana 350 milioni di euro. Tanto per capirci: in questi giorni Alitalia ha ottenuto da Unicredit, Banca Intesa, Monte dei Paschi e, se ricordo bene, Credito Valtellinese una nuova linea di credito per circa 160 milioni di euro, lo stretto necessario per pagare gli stipendi e i fornitori di carburante per qualche settimana.
Anche dagli Emirati Arabi Uniti, dunque, vengono ben pochi di quei “fatti” di cui si vanta Enrico Letta.
E comincia a sembrarmi stucchevole la difesa a oltranza che del suo governo fa il Presidente della Repubblica. In realtà, entrambi sono incapaci di uscire dalle logiche in cui hanno sviluppato le loro carriere politiche, diverse solo per la lunghezza. Il paese ha bisogno di un esecutivo che sappia davvero dove mettere le mani e che non sia succube della burocrazia come, invece, si rivela ogni giorno di più quello guidato da Letta. E il paese ha bisogno di un Presidente della Repubblica che pungoli e non puntelli il governo e che non sia lui pure succube delle alte gerarchie della Pubblica Amministrazione.
La patetica mancanza di coraggio si fonde con la perdita di senso della realtà e ben pochi giornalisti hanno il coraggio di scriverlo, non trovando di meglio da fare che occuparsi delle manfrine dei vari partiti e dei loro sedicenti leader.
Il futuro che ci attende, lungi dall’essere quello sfavillante che tenta di spacciarci Enrico Letta, è durissimo, anche perché la credibilità della classe politica italiana, a livello internazionale, è a dir poco modesta. E il Presidente del Consiglio farebbe meglio a non illudersi di trovare comprensione da parte dell’Europa. Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna ci hanno lasciati soli. Loro i compiti a casa li hanno fatti. Noi, molto semplicemente, abbiamo deciso di continuare a non farli. E il ritratto dell’Italia che fa lo storico Valerio Castronovo in un articolo pubblicato ieri dal Sole 24Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-02-05/una-classe-non-dirigente-064113.shtml?uuid=AB6hUYu) è perfetto, crudo e impietoso, ma perfetto.
Buona stampa. Anzi di più.
Buona notte e buona fortuna. 

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